07 novembre 2007

Sul dibattito "musica in chiesa"

Un appunto veloce autocitando un mio commento all'ennesimo articolo sui presunti disastri della musica "moderna" durante le liturgie.

Sono uno di quelli che la musica in chiesa "la fa". E non mi pongo problemi né ad accompagnare il gregoriano con l'organo a canne né a cercare di educare e tenere insieme il gruppo di 7-8 ragazzi che hanno messo a disposizione della comunità le loro chitarre e la loro batteria. Ogni tanto si affaccia pure il flauto traverso o la coppia di violiniste. E spesso la tastiera elettronica va oltre il "church organ", per esplorare sonorità nuove (dagli ensemble di ottoni al pianoforte, dal clavicembalo al vibrafono...). Non ci sto al rock in chiesa fine a se stesso, ma sono fermamente convinto che ogni via è buona per coinvolgere, soprattutto i più giovani. Ovviamente, se c'è qualcuno che li contiene, che spiega loro che il giro metallico con la fender proprio non ci sta, ma che la batteria leggera, appena accennata, a volte poco più di un metronomo, può diventare apprezzabile guida, alla musica e dunque alla preghiera. In tutto ci vuole misura, e come in una ricetta di cucina anche gli ingredienti troppo saporiti nelle corrette dosi esaltano il risultato finale, così anche lo strumento in apparenza più "violento" se addomesticato (ecco l'importanza dell'educazione e della non improvvisazione) può farsi tocco di qualità e mezzo di avvicinamento a Dio. Ascoltate poi le registrazioni ufficiali del repertorio ufficiale di musica sacra della CEI "Nella Casa del Padre": ci troverete rock, samba, blues, ritmi etnici, non solo ad accompagnare canti "innovatori", ma anche melodie d'uso comune appannati ed usurati da cadenze troppo trascinate. E la dimostrazione che "si può fare", con moderazione, buon senso e gusto del bello.