30 dicembre 2005

Chiudiamo in bellezza

Ecco. Anche l'ultimo giorno di lavoro dell'anno funestato da ritardi ferroviari. L'augurio per il 2006 ai dirigenti di Trenitalia?

Prima o poi passeranno anche loro in ospedale. No, non auguro il male a nessuno. Ma quando saranno lì, per motivi loro elargiti dal destino, ad attendere un esame o di parlare con un medico, ecco, mi auguro proprio che debbano fare coda, aspettare, magari con la vescica che scoppia, un dente che fa male, una colica da cavallo o semplicemente un impegno urgente e fondamentale subito dopo. Eccoli lì, guardali, questa volta tocca a loro, impotenti, con la rabbia che sale e l'impeto di alzare la voce. E che prendano anche tutti i moduli di reclamo, che scrivano, magari riempiendo le frasi di "lei non sa chi sono io". E che per tutta risposta il personale sanitario continui a prendersela con maggiore calma, e che le loro lamentele rimbalzino contro muri di gomma. Poi che vengano assistiti, certo: c'è una deontologia medica a cui tener fede; e questo fa la differenza fra chi fa il suo mestiere con un'etica e chi scalda solo poltrone da migliaia di euro ed è capace solo di dire "stiamo facendo il possibile".

28 dicembre 2005

Il Padrino

No, non nei panni del supremo della Cupola. Proprio padrino, io, di mia figlioccia Laura e di quella grande persona che è mio figlioccio Davide. E se con Lauretta e la sua splendidamente variegata famiglia ci si vede poco più che alle feste, con Davide e i suoi freschi 21 anni è più facile combinare una serata insieme tra pizza, birra e tante profonde parole.

E in un attimo si è fatta l'una.

Sapevo di essere "responsabile" di un giovane uomo pirotecnico. Stasera l'ho ritrovato una volta più grande. Ad intavolare le cose che contano. A giocare le proprie carte, rischiando quando serve. A credere nei sogni con le giuste pennellate di ottimismo.

A lui, sinceramente, tutta la mia stima e il mio affetto. E' un filo quello che ci lega che, a ben vedere, ha carattere sacramentale: invito a guardare in alto e richiamo (per sua natura) al brivido dell'eternità. F.


22 dicembre 2005

Rosso di sera

Un fuoco arancio arde alle spalle delle mie montagne questa sera. Il sole si accuccia dietro le Alpi Cozie, nel tramonto del solstizio d'inverno. Da oggi i giorni tornano ad allungarsi. E lo psicologico giro di boa dell'anno è voltato. Alleluia. Quest'anno non sembra per niente Natale. Niente magia. Niente atmosfera. Niente tempo da dedicare o da dedicarsi. Con in bocca un triste amaro che invoca fin d'ora la fine delle festività. Prima ancora del loro inizio. Ma il rosso continua a fiammeggiare dietro le valli e riempie gli occhi stanchi del tardo pomeriggio lavorativo. Estremo invito alla speranza in un tempo sereno?

20 dicembre 2005

Seguendo la stella


Eravamo bellissimi. In cinquanta, braghe blu, maglia rossa, una stella appuntata sul petto con l'iniziale del nome. A raccontare la storia della stella Minù, in viaggio verso Betlemme, per indicare al mondo la venuta del Salvatore. Con tante emozioni e qualche lacrima, scaturita tra un'immagine e una canzone.

Tre mesi di duro lavoro per preparare un'ora di spettacolo. Ma ne è valsa davvero la pena. Tutti quei bimbi (e quei grandi) a cantare a gran voce "punta in alto, non sei solo, sei una stella in questo cielo", "non andare via, non ci abbandonare, stella stella mia, resta sempre nel mio cuore", "al centro del mio cuore ci sei solo tu", "io vengo ad annunciar che in una mangiatoia è nato il Salvator". Magica Luisa a dirigere. Unico monsignor Claudio alla chitarra (vien vecchio, ma come il vino buono), spettacolare Bruno, chitarra e voce, pirotecnici i flauti di Jacopo e Lorenzo. E Mimma, Jandira. E Christian magnifico Magio. E Tom, Marco, e tutti coloro che hanno dato un supporto tecnico indispensabile.

Certi miracoli succedono solo in Bescurone.

16 dicembre 2005

L'incanto degli archi

Aiut... Help... Affogo in queste giornate che traboccano di impegni... Bellissime, ma faticose.

Apice la lezione ai "ragazzi" di Cuneo. Belle persone. Che possono permettersi il piercing all'ala del naso senza essere chiassosi. Che dopo un tour guidato in diagnostica possono esclamare un liberatorio "cheffigooo!", dopo tre mesi di soli libri. Tutti in divisa bianca con lo ZioFra in camice a far da tutor.

E dopo mille traversie, una fuga dal reale stasera, nell'atmosfera fatata del quartetto d'archi di Cri e Patty. Quattro fanciulle capaci di regalare una serata di dolcezze e di intessere con gli archi ricami di note che fanno sognare, nella cornice preziosa del coro di Santa Chiara. In un crescendo di pieni e pizzicati, di triangoli e sonagli. Eccezionali come sempre.

14 dicembre 2005

Nuove leve

Sono un po' meno patatosi della classe dello scorso anno, ma promettono bene. Oggi Zio Fra (con la collega Fede) ha vestito di straforo i panni del docente universitario intrattenendo per ore quattro (peso lordo da cui va detratta la tara relativa ai ritardi ferroviari di cui non voglio parlare) i pargoli del primo anno del corso per Tecnici di Radiologia di Cuneo. Tema: lo scheletro e le sue "circa 200" ossa. Ok, è andata. E domani si replica: tutto solo con le belve per altre ore quattro (speriamo di non dover di nuovo fare la tara...) a parlare di esami contrastografici. Ma siccome se fossi un insegnante sarei brutalmente crudele, domani li aspetta subito un compitino su quanto fatto oggi. Che faranno - udite udite! - prima da soli, poi a coppie, poi lo correggeremo insieme discutendo le cose più tragiche. Ovvero (e la cosa serve a me) le cose che oggi non sono stato all'altezza di spiegare, se loro di fatto non le avranno capite.

Ma c'è un'altra novità nel mondo felice della radiologia cuneese al rhum. Da oggi bazzica i locali Andrea, aspirante specializzando. E va be'... chi volevate che facesse l'animatore/comitato di accoglienza? Come ogni frequentatore volontario anche lui parte dall'ecografia, per problemi di dosimetro. Però oggi, mentre afferravo al volo la sonda tra un osso e l'altro, me lo sono trovato accanto a guardare cosa facessi mentre andavo alla ricerca di lesioni epatiche in una povera signora operata alla mammella... E, anche lì, giù a spiegare il come e il perché degli ultrasuoni. Me la daranno un giorno una cattedra? Io continuo a sognare... F.

Tempo per...

Stasera pizza con Titti e Laura (oltre che coll'onnipresente meraviglioso fidanzato).
Senza false ipocrisie direi che erano diversi MESI che non riuscivamo nell'impresa di mettere le gambe sotto lo stesso tavolo.
E il miracolo torna a compiersi: risate, stupidaggini, il lavoro giusto perchè dopo essere diventate amiche siamo diventate anche colleghe, la pizza, ancora risate, imitazioni, giochi di parole...
Mi sono divertita. Un sacco.
E la felicità di una serata così mi porta inevitabilmente ad una serie di riflessioni: perchè le cose piacevoli, oserei dire persino essenziali, irrinunciabili, devono essere relegate al tempo che rimane?
Il tempo che rimane dopo aver lavorato, dormito, badato alle inutili facezie che chiamiamo impegni....
Solo il tempo che rimane.
Da piccola avevo un libro che raccontava una storia alla rovescia del genere che il cattivo vinceva ma si redimeva, la principessa era bruttina e si sposava con il fabbro del paese, una roba strana per certi versi...
E stasera, da perfettissima pinola, mi sono immaginata un mondo al contrario in cui il 90% della giornata è occupata da personal pubblic relations.
Una figata!
Ve lo immaginate?
Domattina mi sveglio presto perchè vado a fare colazione con Tizio alle 8.00, alle 9.30 mi trovo per lo shopping e le chiacchiere con Caia e poi facciamo un boccone assieme, dopo pranzo mi vedo con Sempronio che mi deve raccontare cosa ha fatto nell'ultima settimana e dopo cena fidanzatodotata vado fino dai parenti che non nella totalità dei casi sono dei serpenti...
Una giornata spesa per le persone che perpetrando nefande insistenze e sottolineature continuo a considerare l'unica inesauribile ricchezza.
Forse sono solo stanca ma se la metà di voi stesse come sto io adesso credo che le serate a dormire davanti ad un film sarebbero di meno come pure il numero di persone che osa rinchiudersi in quelle centrali per la produzione di rumore e l'annientamento della comunicazione che chiamano ancora discoteche.

Buonanotte, cerchiamo di avere ancora tempo almeno per i sogni...
Carlina

13 dicembre 2005

Le persone semplici

Giù dall'olimpo apollineo, giovane seguace di Asclepio. La terra dei viventi è fatta di persone in carne ed ossa. Gente che senza troppi grilli per la testa vive serena un'esistenza "piccola", ma non per questo scevra del sapore della festa. Una grigliata tra muratori, vetrai, magazzinieri e piastrellisti. Forse il timbro del conversare non era quello di uno Stradivari, ma è stato comunque possibile toccare note anche più alte che in altre sedi. Piccola postilla alla serata di ieri.

Ma questa sera nulla ha potuto di più del sorriso di Mariuccia. Pur tra le sbarre del letto dove è da tempo adagiata, continua a risplendere radiosa come sempre, appena adombrata dalla pur pesante malattia. E capace di aver sempre la casa piena di persone, che non la lasciano sola un momento: chi ha sempre seminato il bene a piene mani non poteva attendersi di meno... F.

07 dicembre 2005

Il momento è catartico

No, non per me. Spero che lo sia per le dirigenze ferroviarie piemontesi e non solo. Senza troppo dolore, ma con soste tediose e prolungate.

Piove, governo ladro? No. I Signori dei binari parrebbero non in grado di fronteggiare alle emergenze quando si verificano. Beati loro che si trincerano dietro ottimizzazioni, procedure e protocolli, scaricando barili sui sottoposti. Tutto sulla pelle di chi viaggia.

Si veda l'ora di questo post e si consideri che non sono nemmeno a Fossano mentre lo scrivo. Metti un pullman che ritarda, il tuo interregionale che ti sfila davanti a passaggio a livello chiuso. Il regionale successivo soppresso. Primo treno utile: il minuetto per la Francia che ha raccolto tutti gli ospiti dispersi e viaggia in ritardo più carico di una tradotta militare (soldatino canta canta: cavalli 8, uomini 40).

E se ieri sera non fossero venuti i miei a raccattarmi per strada non si sa a che ora sarei arrivato a casa.

UFFA!

03 dicembre 2005

Ma quant'è carina!?


Ditemi voi se la mia cinquina carica di fioca così non è tenerissima... Sembra quasi dire "Ufff.. quanto pesa...". In diretta dalla notturna bufera che sta coprendo Bra alle ore canoniche del venerdì notte.

02 dicembre 2005

Sono malata!

Non nel senso che intendete voi...
Quelle lì sono malattie che non si prendono e non si curano: una ci nasce e basta!No, questa volta parlo di una bella influenza con la febbre a 39.2°C, mal di testa, mal di stomaco, quella meravigliosa sensazione di essere finita sotto un TIR senza nemmeno il laconico conforto del solito passante che ha preso il numero di targa, brividi, bocca impastata...
Basta?!
Sì, sono malata proprio!
Sono un mucchietto di ciccia febbricitante e solo l'inarrestabile moroso ha il fegato di non mantenere una distanza di sicurezza ma, badate bene (!!!!!), ha fatto il vaccino.
Il mio sedicente dottore mi ha dato cinque giorni di Mutua senza battere ciglio e, come se non bastasse, non mi ha nemmeno visitato, si è lasciato convincere dalle terrifiche argomentazioni del mio inafferrabile fratello Beppe.
Sono una malata frustrata con un medico assenteista e burocrate.
Le uniche gioie della permanenza in un letto?
Non provate nemmeno a dire che sono fortunata e che decine di voi vorrebbero essere al mio posto!
Anche io vorrei essere al mio posto se non avessi la spina dorsale ridotta alla densità di un polipo e il cervello a quella di un Mellin!!!
Si sta bene a casa se sei in ferie, non se ti nutri prevalentemente di Novalgina!
Detto questo direi che mi ha fatto un sacco piacere ricevere la telefonata delle mie colleghe dal MagMo 01M e che effettivamente nei rari momenti di lucidità ho riscoperto la sensazione gratificante che regala il leggere libri.

Mandatemi anatemi di pronta guarigione, vi prego, la mia vita in cambio della forza di scaricare un altro scatolone...mi ci annoio qui tutta da sola!!!

Vi ho fatto un po' pena?
Eh?! Eh?!
Volete la verità?
Io sto veramente male: il punto è che a casa a dormire tutto il santo die ci si sta che è proprio un incanto.
Il troppo stroppia, eh?
Lunedì si torna a faticare!
Speriamo di non ricadere!

Baci asetticamente disinfettati.
C.

01 dicembre 2005

Ultima

Sono stato testimone di quelle che devono essere le ultime sigarette di due amiconi, i quali, un po' per scommessa, un po' per dovere, un po' per salute, da oggi 1° dicembre a mezzanotte dicono addio al fumo. Sembrano convinti e determinati. L'impegno l'han preso solennemente. E faccio loro tutti i miei auguri. F.

29 novembre 2005

Posso dirtelo? Non mi piace per niente come suoni.

Per fortuna ogni tanto c'è qualcuno che te la canta chiara e senza sfumature. Voilà. Dico la verità: non è stata per niente un'offesa. L'unica cosa: credevo che la mia musica (che di questi tempi si sente solo la domenica a messa) lasciasse indifferenti, invece c'è chi ascolta, pondera, valuta. Accidenti. E adesso? Scatterebbe il quadrivio: mi abbatto e non suono più, incasso il colpo e mi affanno per migliorare, me ne frego e vado per la mia strada, prendo atto che come tutti faccio quello che posso con i mezzi che ho. Pilatescamente propenderò per l'ultimo sentiero, come sarà facile immaginare. Ma non è solo un lavarmi le mani. E' questione di stile: i miei mucchi di note legate (non saprei definirli altrimenti), poco studiati e molto emotivi, mi vengono così. A qualcuno non fanno così dispiacere, ma è pur ovvio che ad altri possano non andare a genio.

Con il sorriso sulle labbra dico: la stagione in cui bisognava per forza mettere tutti d'accordo è tramontata. Viva chi la pensa in modo originale. Purché sia espressione di un pensiero autentico e non finalizzato a ferire. F.

28 novembre 2005

Tempo libero

Finalmente tempo libero. Il fine settimana è stato all'insegna del "mi pianifico le ore sì da farle rendere al meglio". Purtroppo Carla lavora, e sempre più mi rendo conto che abbiamo orari che non collimano. Nei miei spazi, ci ho dato dentro. Subito da nonno in ospedale. Poi la partita di basket venerdì sera, seguita dalle strane alchimie della tinta della morosa. Telefonate notturne al parroco, e attività giornalistica fino alle 4. Una dormita doverosa sabato mattina. Taxismi qua e là preparando panini. Poi le prove con i bimbi (40). La volata a Torino. Il concerto spettacolo di Bublé. Le vie della periferia e poi tisana e chiacchiere da Elisa. Il ritorno nella notte gelata. Un colloquio fin quasi all'alba in chat. La messa della festa patronale. Il pranzo patronale. Altri giri di taxi per Carla, con Luchino Semi. In ospedale da nonno, trottando in carrozzella per tutti i corridoi. Pizza improvvisata a casa nostra. Domenica sera con il cognato Ale. Recupero Carla. Vieni ancora da Irma? E' tardi. Vengo ancora da Irma. A casa: cellulare in mano sotto il piumone a redigere questo post.

Vivere il tempo. E' la parola d'ordine per non lasciarlo consumare a vuoto. Dare senso all'istante che fugge legandolo ad una emozione che si imprima indelebile nella mente e nel cuore. Ok, forse ho strafatto e domani sarò cotto. Ma posso dire senza timori di essermi di nuovo sentito a pieno regime. F.

25 novembre 2005

Il culla-day

Le dinamiche organizzative del lavoro di reparto hanno portato a concentrare nel pomeriggio di oggi tutti gli esami neonatali ecografici per lo studio delle anche. E la sala d'attesa dell'eco si è tramutata in coloratissimo parcheggio di tecnologici passeggini-carrozzina con mamme motrici e fagottini rosa come passeggeri. E tra moine, carezze, pannolini e biberon il pomeriggio è stato per lo meno sorridente. Da segnalare poi stamattina Francesco, un frugolo di sette mesi dal nome bellissimo che pur subendo un esame impegnativo è stato un amore. Soprattutto quando, ingannato dalla fame, dal tanto zucchero e dal colore bianco, si è avventato sul biberon di bario scolandolo d'un fiato e sorridendo a tutti soddisfatto dalla pappa.

23 novembre 2005

La neeeeve!

Cuneo tutta bianca stamattina. Un freddo da seccare (meno male che sono uscito con addosso quelle 9-10 oche canadesi spiumate e raccolte nel giubbottone verde... pace all'anima loro, ma tengono un calduccio tutt'altro che spiacevole). Treni ovviamente in vigoroso ritardo. Poca la voglia di riprendere la tradizionale routine radiologica dopo le fatiche degli esami. E la vista dei fiocchi che venivano giù, a tratti più forti, a tratti debolmente, ha fatto scorrere via la mattinata. F.

18 novembre 2005

Mille grazie

Matto & Disperatissimo

SmpreKaroMfuQstErmoKolle
EQtaSiepeKeDaTnaPrte
DUltmOrznteLGuardoEsclde
MaSdndo&MrndoIntrmnti
SpzDlàDaQla&Sovrum
Slnz&PrfdssmaQiete
IoNlPnsierMFngo,oveXpc
IlCuorNnSSpaura&CmIl20o
OdoStrmirTraQtePnteIoQll
InfSlnzAQtaVox
VoCmparndo&MSovvienL'etrno
&LeDeadStag&LaPrsnt
&Vva&ilSuonDlei.KosìTraQta
ImmnstàSanngaMyPnsier:
&ilNaufrgrMèDolxInQtoSea.


Ok. La vaccata del giorno l'ho scritta. Sono talmente fuso dallo studio concentrato di questi giorni che rispondendo a un topic sul forum di Windworld.org in cui si dibatteva del decadimento linguistico e consimili ho prodotto questo concentrato di infinito pensando al povero Giacomino Leopardi riverso sulle sudate carte.

Va bene. Va bene. La smetto e torno ai miei condotti uditivi, che proprio non mi vanno giù, insieme agli spazi viscerali del collo. Mea culpa: gli appunti datano 9 maggio. Se li studio all'antivigilia non posso che piangere sul latte da me versato.

Prospettive per lunedì? Fosche. Ne riparlerò a giochi fatti. La promozione è quasi automatica, ma un conto è meritarsela, un conto è fare una figura poco onorevole di fronte ai professoroni. Gli esami non finiscono mai. Sigh.

17 novembre 2005

Pensieri deboli?

Ho aggiunto un altro link qui accanto, nelle carinerie web, che punta alla pagina scritta settimanalmente da Luciana Littizzetto per La Stampa - Torino Sette "Il pensiero debole". Per tirare su il morale anche nei momenti di maggior pena. E sembra che funzioni. Mi piace la comicità "colta", quella che sa giocare con finezza e grossolanità, dietro la quale si vedono studio e cultura.

Altri pensieri deboli, di più quotidiana produzione: qui casa, in preda allo studio matto e disperatissimo in vista dell'esamone di lunedì (la vedo dura...). E poi, bollettino di guerra familiare: ricovero del nonno a seguito di ictus. Per la serie, i guai non vengono mai da soli.

E ancora. Nello scavare qua e là sul web, anche in vista del recital in corso d'opera (ebbene sì... mi sono lanciato nella scrittura di piccola prosa teatrale), ho trovato alcune cose interessanti. E se ho avuto modo di leggere e rileggere la canzone di Venditti "Stella", che dello spettacolo sarà il brano portante, e che in un certo senso ho fatto abbastanza mia, su un blog non troppo distante ho trovato queste righe, che ne sembrano la traduzione in prosa. A chi le ha scritte, se mai leggerà questo post, debolmente dico: a volte le stelle si affievoliscono, ma non sono loro a calare di luce; c'è qualcosa che si mette di mezzo e le sfoca, dalle nebbie del mondo alle opacità dei nostri occhiali. Ci vuole la forza di valicare le foschie e ritrovare il barlume tremulo nella notte. E non perdere la voglia di cercarlo. Tutto il mio sostegno. F.


"Dopo tanto tempo mi ritrovo di nuovo al bivio...devo fare una scelta importante poichè qua ci sono dei dubbi atroci....chiedo a chi mi ha sempre parato in ogni momento difficile.... ehi,ti sei scordato di me??? lassù,ci sei ancora? sono sempre io,il bambino dagli occhi azzurri e i riccioli... quel ragazzo al quale salvasti la vita per un soffio quando cadde dal terrazzo,quello che ti giurò di non diventare mai malvagio....quello che ti disse che anche se nei momenti tristi imprecava non lo faceva per offendere te....quello che non ha mai fatto del male al prossimo ma ricevuto un sacco.....ti prego,almeno per una volta ancora,stammi vicino come sembrava stessi facendo qualche mese fa....non andartene ora che ho bisogno di un consiglio....almeno sta volta aiutami tu...."


"Proteggi i nostri figli puri nella vita quotidiana
e salvali dall'odio e dal potere
come il primo giorno, come nella fantasia
occhi azzurri per vedere
grande, grande, grande
questo cielo si rischiara in un istante
non andare via, non ci abbandonare
stella, stella mia resta ancora nel mio cuore" (A.Venditti, Stella)

10 novembre 2005

Freeclimber

Ve la ricordate Minù? Il criceto carino (e coccoloso) della Carla. Oltre ad essere diventata un affettuosissimo bidoncino di morbido pelo grigio, si è fatta i muscoli. Non è raro vederla come poc'anzi arrampicata sul soffitto della gabbia a reggersi con le dita rosa alle stecche di metallo, traghettando da una parte all'altra sospesa nel vuoto. E se fa plof? Riparte.

Surreale

Quattro giovani nei sedili di fronte al mio che sghignazzano e sbraitano in una lingua diversa dall'italiano. Zingari? No: a drizzare le orecchie dopo un po' si riesce dipanare uno strettissimo piemontese di campagna, fatto di "ndoma a ca'", "o va nen bin", "'l treno l'é bogiase", "fate furba", "l'é vist-la prima", "a fa caod", "Raconìs el paìs d'ij màt", "soma bel e che rivà", "zio Luigi e zia Mariella" e via declamando. Simpatici. Ma che barotti...

07 novembre 2005

Accoglienza

Quando ti senti in famiglia anche lontano da casa, quando vedi cose magnifiche fatte da mani sapienti... Un grazie a Giovannina e a tutte le sisters. Di tutto cuore.






04 novembre 2005

Résumons la situation

Uno. Milano laurea Elena. Vedi tre post più sotto. Baci, abbracci, votone (la cui proclamazione abbiamo sentito solo io e Lucia... vada per Elena visibilmente emozionata, vada per la presidente di commissione settantenne stuccata e con la fretta di buttare la pasta, ma tutti gli altri sono sordi?).

Due. Il rinfresco. Ovvero: carica famiglia ed annessi prima sulla metro e poi sul tram. Che numeri... Gran bell'aperitivo.

Tre. Galoppata a piedi per raggiungere la metro linea 3 (meno male che sono partito: nessun tram mi ha raggiunto, e se avessi atteso non sarei arrivato in tempo a Linate). Cambi vari, aeroporto.

Quattro. Il volo. Sono arrivato al pelo per check-in e imbarco. Quando mi han proposto il sedile finestrino ho fatto salti di gioia. Quando poi ho scoperto di essere all'ultimo posto in coda ho esultato. Il volo era pieno di frequent flyer, del tutto indifferenti al viaggio e alle sue dinamiche. Io invece, come un bambino, sono stato tutto il tempo con il naso premuto contro il vetro. Facendo ooh alla vista della trapunta di nubi sotto di noi.

Cinque. Scendi dall'aeroplano e prendi... Il taf. Binari nella sera. Scendo a Trastevere. La faccio a piedi? La faccio a piedi. Non l'avessi mai fatta a piedi. Roma e i suoi sette colli. Sembravano messi lì apposta per me e per le mie povere gambette.

Sei. Hotel. Carino, ma per quel che me lo pagano aspettavo di meglio. Almeno la vasca dove riposare la muscolatura sfranta. Niente. Doccia e via. Mi consigliano un'ottima pizzeria. E di ritorno (vedi sotto) mi lascio tentare dalla notte romana.

Sette. Notte riposata. Poi mattinata di Vaticano (ovviamente a piedi). Bello avere il tempo per sostare. Qualche acquisto serio. L'incontro inaspettato con Madre Clorinda. La Sistina chiusa, va be', non importa. Un bus anche troppo veloce. E l'appuntamento con Suor Giovannina. E siccome ero in anticipo di un'ora e mezza, gradino di cemento e cronistoria di queste due giornate, fino ad ora. Ma il grosso deve ancora venire. Farò sapere.

Ho finito!



Eh, sì, dopo mesi di duro lavoro...=) ) ho terminato il duplice affresco
nella cameretta di Irene e Denise figlie di Silvana, una mia collega.
Al più presto allegherò a questo post le foto dei miei capolavori perché,
signore e signori, udite udite, sono molto soddisfatta del lavoro compiuto.
Potete insultarmi come meglio credete: potete darmi dell'incompetente,
dell'iniorante, della superba...
Fate pure il comodo vostro.
Sono inattaccabile, i disegni che ho fatto avrei voluto farli in camera mia
anche se non ho mai potuto...
Comunque, chi mi conosce lo sa, non è facile sentirmi apprezzare qualcosa di
autoprodotto e datosi che questo è uno di quei casi molto rari direi che
insomma...
Quando compariranno le foto potrete dire la vostra.
Per la serie mentre il moroso è a Roma la morosa produce.
Baci a tutti e coccole a chi ne vuole.
C.

03 novembre 2005

The Pope Is In

Piazza San Pietro deserta e stellata. Solo due luci accese nei palazzi apostolici. Ratzi è al lavoro... Non ho resistito alla tentazione di scendere le mura Aurelie per godere il brivido della Basilica illuminata. Ma soprattutto, la maestosità impreziosita dal silenzio della sera, in cui il solo brusio è dato dall'acqua delle fontane che troneggiano nei fuochi dell'ellisse berniniana. Come Assisi, le meraviglie di una città le vivi meglio di notte. Quando i turisti sono in camera a guardare Celentano.


Lauree

In trepidante attesa dell'ingresso di Elena nell'aula delle discussioni. Qui Milano, IULM, per essere precisi. Gente in tiro, con fiori e tesi sotto braccio. Emozioni. Posso dire una cosa? Quanta nostalgia. Be' ve lo dico già. Tra due anni giusti, tutti invitati alla mia specialità. Anche se forse non si usa tanto.

28 ottobre 2005

Quando la morosa non c'è...

... io mi passo la serata con uno dei suoi fratelli. E mentre lei cenava con i colleghi du magazin, io mi sono goduto una stupenda serata con Beppe. Fatta soprattutto di parole, semplici, vere, profonde. Ogni tanto ci vuole. E' cosa arcinota che io straveda per i miei due futuribili cognati nonché gemelli. E per fortuna Carla non è gelosa. Vero, bimba mia? F.

21 ottobre 2005

Non me lo vengano a dire

Tutti dicono che ormai il futuro del mio mestiere sono le grandi macchine di tac e risonanza. E invece casi miei mi sto convincendo che la "povera" ecografia ha un avvenire stratosferico. Se a Cuneo abbiamo macchine avanzate, qui ho visto apparecchi che le distanziano chilometri. Ma soprattutto l'ecografia non si limita ad esplorare addomi o articolazioni: ci si può fare davvero di tutto. Bisogna metterci fantasia ed esperienza, e ti salta fuori davvero un universo di applicazioni. E questo io voglio fare da grande: l'ecografista esperto. Ma proprio esperto. A costo di pagarmi corsi e lezioni dai grandi maestri italiani dell'arte dell'ultrasuono.

Se nonna fosse qui...

Ci ho pensato a Colonia, dove c'eravamo tutti e tre. I suoi nipoti. Ci ho pensato stasera, mentre Giova armeggiava ai fornelli: i suoi due ometti soli a Milano. Ci penserò ancora tra qualche giorno, quando si laureerà Elena.

Il tempo non ci ha concesso di condividere fisicamente con lei le nostre gioie più grandi, che poi erano le sue più grandi aspirazioni. E presto sarà il terzo anniversario. Siamo però certi che le stesse gioie nonostante tutto le sta lo stesso assaporando. Mettendoci anche il suo contributo.

20 ottobre 2005

Quando il moroso non c'è...

...le morose ballano!
Cioè, lungi da me tornare a quella preistorica abitudine di consumarsi i gomiti cercando di agitarsi sulla pista di una discoteca, comunque il moroso se ne va due giorni a Milano ad un Convegno su nonhocapitocosa e io sono di nuovo a casa.
A fare la calza?
Ma non se ne parla nemmeno!
Sono indipendente io, emancipata magazziniera-mulettista, piena di interessi culturali, eccheccavolo.
Stasera il menù prevede una seratina con le amiche tutta pettegolezzi frivolezze e cazzatine con qualcosa di assolutamente ipercalorico da gustare per contorno e domani sera mi vedrò con i soliti e le solite, ché a casa si mette la muffa e io non ne ho nessuna voglia.
Sabato sera c'è il mio concerto a Bernezzo...che settimanina
leggera...domenica il megapranzo aziendale per i Santi Crispino e Crispiniano protettori dei calzolai (e noi che le scarpe le vendiamo ci associamo per simpatia)...in tutto questo ci sarà tipo un quarto d'ora per prendere coscienza che sì, effettivamente il moroso è già tornato da Milano e latita in quel di Bra forse persino nella stessa stanza in cui sono io.Ah, le gioie della coppia!
Pensare di avere un fidanzatino tutto cozza-patella e sbaciucchiamenti mi fa venire la nausea! =P
Meno male che ci siamo trovati così...e continuiamo a sopportarci!
Sai la fatica di trovarne un altro con gli stessi canoni?! =)
C.

La cioccolata

Adesso spiegatemi una cosa. Io so benissimo di essere negato in cucina, e ciò lo si deve a una mancanza generalizzata di pratica, non essendosene mai manifestata una effettiva necessità di sopravvivenza ai fornelli. Ieri sera cioccolata al microonde. Stesso preparato, stesso latte, stesse dosi, tazze uguali, cucchiaino uguale. Gira, gira, gira, gira, gira, gira. In pochi istanti ecco Carla con una bella ed uniforme crema color castagna pronta da infilare della gabbia di Faraday ad addensare nella tempesta elettromagnetica. Et moi? Altro che crema invitante e vellutata. Un budinone papposo tutto grumi e polvere. Carla già assaporava il risultato e io invece ancora lì a rimescolare senza sosta. Chi la dura la vince, e a fine corsa ci sono arrivato pure io. Però... Insomma. Uffa! F.

15 ottobre 2005

Una poesia

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

P. Neruda

Magia di una notte


Ci saranno bimbi che questa notte voleranno sulle ali dei sogni. E in un cielo di nuvole di zucchero filato cavalcheranno al galoppo agili e bianchissimi cavalli. Danzeranno con lo stallone nero, faranno le capriole con la contorsionista. Incontreranno il pagliaccio Bubu con la sua radio, si incanteranno davanti ai volteggi della gitana. Giocheranno con il cammello, sveglieranno le tigri addormentate. E con un balzo, saliranno su, su, in alto, drappeggiando lunghi nastri di stoffa bianca. E quando il cielo comincerà a farsi scuro, accenderanno mille luci colorate. E aspetteranno l'alba insieme al placido elefantino grigio...

E' la magia del circo... che stasera è riuscita a stregare anche me. Dopo almeno quindici anni. E non solo per la bellezza delle artiste. E per l'ennesima volta mi sono sentito bambino. F.

12 ottobre 2005

Fuuuffffffiiiiiiiiii!

La giornata è stata allucinante. Talmente allucinante che quando sono sceso dal pullman (dopo indescrivibile ritardo... vabbè) vedevo elefanti sulla piazza della stazione. Devo proprio aver mangiato qualcosa di pesante... o ero davvero stanco... oppure... magari l'elefante c'era davvero. Anzi, mi dicono che c'era davvero... F.




Mulini a vento

A volte il quotidiano ti presenta situazioni nelle quali ti sembra davvero di essere don Chisciotte. Lotte inutili contro forze verso cui pare proprio non ci sia nulla da fare. Ti sbatti, ti scontri, consumi le tue energie. E poi? Niente. L'ultima parola è nelle mani di chi ha il potere il mano. Voilà. Giornate inutili spese a lavorare per gli altri. Ore perse ad attendere treni che non arrivano. Speranze di migliorare la propria condizione generale puntualmente disattese. Bleah, che settimana lercia, di lavoro parlando. F.

09 ottobre 2005

Castagne

Le prime dell'anno. Come sempre, in Bescurone. Buone, calde.
E' autunno, gente. Anche se la giornata di oggi è stata splendida, con un sole caldo che ha ricordato l'estate ormai astronomicamente andata. [Dice il mio amico Winston Smith, che un po' per mestiere e un po' per passione fa il meteorologo che martedì e mercoledì pioverà di nuovo... ah, non c'è più la mezza stagione... ehi, Win, fa sempre piacere beccarti in chat]. Castagne condite con il buon sapore di tanta bella gente intorno, radunata per la festa del quartiere che si rinnova ogni anno. Cotte nella solita lavatrice riadattata allo scopo (geniale). E stavolta più gustose del solito. Quelle cose che sanno tanto di famiglia e comunità. F.


06 ottobre 2005

Mi spiegate il finale?

Bello. Finalmente anch'io ho potuto apprezzare i mondo di Tolkien e del Signore degli Anelli. A piccole dosi, grazie alle pressioni di Carlina ce lo siamo gustato in cinque serate in pantofole. Non ne divento fanatico, ma approvo la saga e i suoi contenuti. E' davvero un concentrato di umanità.

Due osservazioni a caldo. La prima: tutti quei morti caduti in battaglia. Finzione scenica, ma in passato prima dei moschetti, dei cruise e dell'era atomica si moriva così, nel corpo a corpo. La vita è la cosa più improbabile che ci sia, e perderla in modo violento non ha senso. Guerre e battaglie han fatto la storia, ma io sto dalla parte dell'orfano e della vedova. Che poco se ne fanno di onore e gloria. Ergo resto fermo nella mia convinzione dell'assurdità di ogni guerra. Invito chi sostiene il contrario a dimostrare coerenza rinunciando ai propri comfort e partendo volontario subito per il primo fronte utile. Comodo altrimenti delegare agli altri.

Due. C'è una scena all'ultimo che è emblematica: i quattro Hobbit intorno a quattro birre, in un gioco di sguardi mentre tutti intorno ballano. Chi ha volato alto (nel film ha addirittura salvato il mondo) fatica a tornare nel basso quotidiano... ma deve saper comunque parlare lo stesso linguaggio di chi tribola a spiccare il volo.

Ma venendo alla domanda del titolo... Perché Frodo se ne va? Cosa lo obbliga a lasciare gli amici e la contea? Mi affido ai fantasysti più incalliti per sciogliere questo dubbio. F.

04 ottobre 2005

"Ma se l'hanno fatto santo..."



Altissimu onnipotente bon signore,
tue so le laude, la gloria e l'onore et onne benedictione.

Ad te solo, altissimo, se konfano,
et nullu homo ene dignu te mentovare.

Laudato sie, mi signore, cun tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual'è iorno, et allumini noi per loi.

Et ellu è bellu e radiante con grande splendore,
de te, altissimo, porta significatione.

Laudato si, mi signore, per sora luna e le stelle,
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si, mi signore, per frate vento,
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si, mi signore, per sor aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si, mi signore, per frate focu,
per lo quale enn'allumini la nocte,
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si, mi signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si, mi signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da te, altissimo, sirano incoronati.

Laudato si, mi signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare.

Guai a quelli, ke morrano ne le peccata mortali:
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda nol farrà male.

Laudate et benedicete mi signore,
et rengratiate et serviateli cun grande humilitate.

Una serata trasgressiva parte II

Ed eccomi qui a raccontare di nuovo di una serata di quelle veramente "forti". Di quelle serate che vanno vissute un po' col contagocce perchè tutte insieme potrebbero anche starti sullo stomaco...
Una serata fatta di divano, del secondo DVD originale di "il Signore degli Anelli - le due torri", di popcorn, di musica buona abbastanza per non farci accartocciare le trombe di Eustachio su sé stesse.
E in barba a chi ci consiglia il sesso come rimedio alla noia (vorrei che avesse almeno avuto il fegato di identificarsi, il villano!) noi continuiamo a compiacerci della nostra perfettissima casalinga attitudine al nullafacere e a crogiolarci in una situazione per cui determinate cose, nella loro relativa importanza, continuano ad avere un significato loro proprio e, fortunatamente, non si sono ancora installate nell'icona dei passatempi.
Tutto questo per puro spirito di puntualizzazione, senza nessuna critica a chicchessia.
Ognuno fa le parole crociate che crede...

Per quanto riguarda il nuovo link che il signor Andrea Trenitalia ci ha giustappunto fornito non posso non aprire una sconsolata quanto veritiera parentesi sul rapporto commessa-cliente.

Il cliente ha sempre ragione, giustissimo, il cliente va sempre trattato con rispetto, esatto...
Infatti il cliente ha ragione di essere accompagnato al più vicino CIM ogni qual volta si propone con una domanda che rasenta i quiz di Mike Bongiorno!

Volete un esempio?
Buonasera Signora, posso aiutarla?
Sì, grazie...vorrei una maglia di Burri.
(c'abbiamo 357 marche diverse, tutte famosissime e tu mi chiedi cosa?!)
Sì, dunque il corner di Burberry è in quella direzione...
No, non Burberry...io vorrei una maglia di Burri.
(Ah, ecco, la tragedia non ha fine....)

Vi risparmio il resto, la signora voleva un maglione della Woolrich...se trovate il nesso di pronuncia in qualunque strano dialetto della nostra galassia fatemelo sapere...

In genere però mi esprimo al meglio nelle gare di resistenza...
Mi si presenta una signora anziana che mi chiede di ritrovargli il nipotino specificando "può dire al microfono che nonna Adelina cerca il bambino Leonida urgentemente?"
Con tutto il rispetto del mondo per i nomi di battesimo quali che siano vi giuro che rimanere seria in questa situazione ha rasentato l'impossibile.
Oppure mi viene in contro una signora giovane, una mamma rampante, specie terribile, con in mano una paperina numero 23 dorata e candida come la neve del Monviso mi fa: "Scusi non ce l'avrebbe un 37 così ma nera?"
"Certo Signora, vado di là, gliela cucio un momento e la porto alla cassa così lei la può misurare...."
Ma dico come si può anche solo pensare una cosa così?
Se io entrassi in un negozio di alimentari e chiedessi alla commessa di trovarmi un pacco di crostatine alla marmellata di fichi con semi di anisetta secondo voi come reagirebbe?
Mi darebbe un pacchetto di patatine al miele perpiacere? Piacciono tanto a mio zio....

Se non sono pazzi non li vogliamo...

E con questo direi che per oggi abbiamo concluso, ma domani è solo mercoledì!
Chissà quali meravigliose avventure mi aspettano!

Una mulettista esperta

C.

02 ottobre 2005

Link

Un altro sito aggiunto nelle carinerie dal web: Laura, 25 anni, commessa genovese, che raccoglie le peggiori perle dei suoi clienti. Al grido: "Sono una commessa, non sono una santa". Grazie ad Andrea per la segnalazione.

30 settembre 2005

C'è sempre la prima volta


E dopo mesi e mesi di attesa, dopo essere stato persino testimone e fotografo (da terra) delle corse inaugurali a febbraio, dopo che tutti i santi giorni vedo i complessi in allestimento fermi a Savigliano, oggi, 30 settembre, per la prima volta salgo su un Minuetto. Che viaggia un'ora avanti, stando agli orologi interni. Che non dà annunci strani, per fortuna. Che mi ospita seduto in una "rotonda" centrale, con l'ebbrezza di viaggiare di fianco.

28 settembre 2005

Il pòppolo inniorante

Dove andremo a finire se un'oca due sedili più in là che fa lettere e ciarla al telefono enuncia il titolo di un tema dicendo "Quali requìsiti deve avere un buon testo..." anziché "Quali requisìti..."?

Viva il pòppolo inniorante. Che nel mio personale dizionario etimologico identifica la massa acefala che nutre il proprio animo solo di televisive melasse inconsistenti, osannando quasi in adorazione chi le propina.

Perché perchéee...

Ovvero: la partita di pallone. Ci voleva la squadra dei Lupi50 per farmi passare una sera dietro la panchina a fare il tifo e a fingermi medico sociale. Non son più quello di una volta. La cronaca della serata vede i nostri vittoriosi 7-5 fuori casa. Prima partita del team. Grandi i marcatori e il Boss Alessio. E brave alle ponpongirls. F.

25 settembre 2005

Una serata trasgressiva

Metti una sera, la domenica sera, ad esempio, e metti una coppia tutta frizzi e lazzi come possiamo essere quello che chiamo moroso ed io.
Adesso metti che la domenica sera non ci sia niente di meglio da fare che guardare ER, scaricare la posta e languire come pensionati incartapecoriti sul divano.
Ora inserisci nel quadro anche la connessione a 4 mega del suddetto moroso e considera che lui e il suo modem hanno reso alla comunità (io) l'incalcolabile servigio di cablare i metri quadri della sua magione.
Ed ecco disegnato il quadro finale: io e lui, più o meno annientati dalle vicissitudini del weekend, a chattare, incalliti tardoadolescenti, su messenger, stando, ben inteso, a non più di 70 cm l'uno dall'altro.
L'unica cosa che potrebbe rendere idilliaca la situazione sarebbe una tazza di tisana dolce, magari ai mirtilli, con un cucchiaino di miele, magari di acacia.
Contando che la tisana in questo preciso momento sta dormendo dietro una qualunque porticina di un pensile della cucina credo che infilerò a stretto giro di posta un paio di mug colme d'acqua nel microonde (nuovo esempio di focolare domestico ad alta potenza) e realizzerò questo pezzetto di film, giusto per sentire il sapore di quelle cose un po' tanto da libro che mi piace avere intorno, come i calzettoni di lana, le coperte di pile, le felpe da scuola elementare, le caramelle morbidose e appiccicaticce e Minù, che come unico esempio di animale domestico assolutamente carino rientra perfettamente nell'insieme.
E buon lunedì a tutti.

C.

23 settembre 2005

Accade una sera...

... di transitare a passo veloce davanti al pub di Irma, rientrando da Carla (e da precedente riunione).

... di sentirsi chiamare per nome.

... di voltarsi e di tornare indietro a salutare due amici neanche tanto del giro.

... di scoprire due giovani uomini da iscrivere nel registro delle persone speciali.

... di capire che il vecchio Fra rimane quell'animale assetato di relazioni sociali profonde e soprattutto autentiche.

22 settembre 2005

I vecchi amici

Tu sei lì, immerso nella tua vita di tutti i giorni e all'improvviso ritornano.
Tu te ne stai lì, magari leggendo il giornale, monumento vivente all'impassibilità e all'indifferenza, e loro ricompaiono.
Come quando al mattino tiri su la tapparella della tua stanzetta e scopri che fuori c'è una mirabile giornata di sole ad aspettarti.
Luce.
Felicità.
I vecchi amici, i miei almeno, hanno la meravigliosa abitudine di stupirmi spuntando dal niente quando meno me lo aspetto e poco importa se ci si vede per qualche minuto con la scusa di una pipì o se ci si vede una sera dopo mesi di astinenza da chiacchiere.
Poco importa, sì, perché l'importante è tornare, riabbracciarsi e capire che né tempo né kilometri possono in fin dei conti cambiare certe cose.
E meno male!!!

C.

21 settembre 2005

E fu Cheese...






Anche se funestata dal diluvio, la grande kermesse c'è stata. Ha lasciato il segno. Ha turbato un po' gli animi dei più sensibili con le strade chiuse e il movimento di gente, cose che a mio avviso sono invece state una ricchezza. Volete mettere? Focaccia ligure, olive all'ascolana e cannoli siciliani serviti nello stesso cortile. Con buonapace di noi medici.

Ma con la dovuta moderazione, senza strafare e sapendosi limitare nella ferialità del quotidiano, le mangiatone di cibi buoni hanno il loro rituale significato.

Se poi la cuoca è Carla... ma non ditele che ve l'ho detto.

17 settembre 2005

Works in progress

Bra is moving. Lavori in corso. La città si è preparata sapientemente all'evento Cheese. E tutte le sere se ne è aggiunto un pezzo.
Bello vedere le piazze trasformarsi a poco a poco da spianate ad accoglienti spazi per i futuribili turisti. Poi ti capita di vedere in mezzo a una rotonda una statua raffigurante un uomo con una ramazza in mano terribilmente somigliante a Walter. Ah, no... Era proprio Walter che sistemava le ultime fioriere. E via. Presto si sarebbe cominciata la kermesse.


Brividabadibidi

Madagascar... Un altro cartone che resterà negli annales. Viva Alex, Marty, Gloria e Melman. Cerco assolutamente la foto di
quest'ultima giraffa infilata nella Risonanza Magnetica.

Vernissage

Matteo Ascheri ha inaugurato l'albergo-cantina-ristorante a cui lavora con la famiglia da cinque lunghi anni. Una meraviglia. E l'onore di essere stati invitati da Maura, la MIA maestra nonché moglie, ad essere presenti. Lo splendore delle cantine, pronte a lavorare le uve in arrivo. Un ambiente splendido. E una cena-buffet in piedi appena disturbata dai pochi minuti di pioggia. Le cose belle restano. L'impegno notevole della famiglia porterà di sicuro i suoi frutti. E la presenza numerosa dei molti invitati, di ogni estrazione, dimostra l'affetto nutrito per questa famiglia. Che nelle sue traversie è riuscita a fare cose grandi. Alla salute!

La settimana

E allora. Veniamo alla cronistoria degli ultimi otto giorni. Di cose belle ne sono successe, di meno belle pure. Volevo impastare
qualche riflessione da cuocere a fuoco lento per garantirne la giusta doratura. Lo faccio adesso, mentre qui diluvia alla
stragrande, in attesa dell'uscita. Si comincia con "Vernissage".

16 settembre 2005

No che non mi sono dimenticato

Non ho abbandonato queste pagine... i minuti treno, preziosi per mailare al blog le riflessioni, in questa settimana sono stati
presi dal sonno o da ben altro genere di pensieri. Che settimana... Persin troppo storta. Nei prossimi post cercherò di cogitare in
modo riassuntivo, per tracciare un bilancio della baracca. Che naviga bene, per la carità, ma le onde sussultorie si sono fatte di
nuovo sentire...

13 settembre 2005

Una strana sensazione

Avete presente quando qualcosa incombe?
Tra due giorni c'è un esame, dopodomani avete una rata da pagare, vi hanno chiamato per un colloquio la prossima settimana, il vostro capo farà un'ispezione al vostro ufficio domani mattina...
Ecco.
Non è paura, non è ansia vera e propria, è una roba però che ti logora dentro perché va bene un giorno o due, una settimana, ma poi, sapendo cosa genera la suddetta sensazione spiacevole e riconducendola ad una scadenza uno pensa che entro quel giorno lì poi starà bene.
E invece no.
Uffa!
Io non so cosa mi genera la sindrome della Spada Di Damocle, mi aggiro come una tigre in gabbia e non posso nemmeno sperare di conoscere quando la situazione assumerà contorni diversi perché in realtà io non so neppure che situazione sia questa.
Di reale e incontestabile c'è il malessere e le conseguenze che la tensione riproduce su di me.
Tutto il resto è contorno: sfocato, incomprensibile, dubbioso purè di variabili che, manco a dirlo, pare non abbiano altri scopi che stressarmi l'esistenza.
Domani è solo mercoledì e io già bramo la domenica.
Vorrei dormire una settimana e invece da giovedì sospetto che sarò di nuovo in quel lager di magazzino a farmi odiare da persone così ottuse da pensare che io viva per far loro espressamente danno.
Posso staccare la spina per qualche tempo?
Pare che le ferie siano finite...
Mi riposerò a rate...in comode dispense settimanali tra la domenica pomeriggio e il lunedì mattina.
Buonanotte signori.
Date libero sfogo allo psicologo che è in voi e commentate anamnesi improvvisate sul mio alterato stato psicofisico, ve ne prego.
Attendo con ansia di potermi liberare da questo tarlo iperattivo.

C.

09 settembre 2005

Viaggi della speranza

E va bene: stamani due ore e mezza per arrivare a Cuneo. Materiale fuori uso eccetera eccetera. Chi fosse interessato trova la cronaca qui. Ma oggi? Suicidio tra Savigliano e Fossano. Mezz'ora in partenza da Cuneo. Poi a Fossano incarrozzati e stipati su un pullman, pieno di zingare puzzone (mi dite che sono razzista?? comincio ad essere insofferente verso certe categorie di persone...). Pullman che peraltro non si decide a partire. Poi a Savigliano ci sarà forse il treno fino a Cavallermaggiore. Dove ho la macchina.

Ah, no. Tutti giù dal pullman. Di nuovo sul treno. Che ancora non parte.

Carissimi tutti, la vita è bella. Chi arriva al gesto estremo va rispettato. Ma lasciatemi fare il cinico: se proprio volete suicidarvi, non fatelo sotto un treno. Ci sono metodi molto più indolori, almeno per il prossimo.

Il Pane


Dalla mia privilegiata posizione a contatto del tabernacolo ho registrato due immagini quantomeno poetiche.

Prima. Il vecchio sacerdote che allestisce l'ostensorio e che si ferma ad osservarlo in profondo raccoglimento, misterioso e conturbante colloquio muto.

Secondo. Nell'istante in cui il Vescovo si accinge a benedire, nella luce del portale compare la sagoma della statua della Madonna dei Fiori, madida di pioggia, retta a spalla ma in apparenza sospesa a mezz'aria. E' un istante: la folla stretta in un'inquadratura tra la Vergine e l'ostia consacrata. La Madre e il Figlio in un ideale abbraccio.


Come la pioggia e la neve

Otto settembre sotto il diluvio. Ieri tutti al Santuario in maglietta blu e cappellino (perfetto stile Colonia) pronti a sfilare in processione e a dire a tutta Bra: "Siamo qui!". Ma l'acqua che non abbiamo preso a Marienfeld è venuta giù a Bra. E allora niente: dentro, in chiesa, pigiati all'altar maggiore, allegra macchia azzurra tra gli statuari, compassati (e un po' massoni... Oh oh, l'ho detto...) Battuti Bianchi e Battuti Neri.

Poi la svolta: non piove più, si riparte. E allora tutti in fila, capitanati da un Vicevescovo Mino Lanzetti più vivace e simpatico che non mai. (Per la verità, acqua e folla non ci hanno spaventati più di tanto, anzi, in proporzione alle esperienze tedesche erano ben poca cosa).

Ovviamente, come volevasi dimostrare, giusto il tempo di partire e... CIAFFF! Giù di nuovo secchiate dal cielo. Dietrofront alla rotonda della Croce. Maxi inzuppata, ma in allegria.



Cosa ha spinto don Michele a voler partire ad ogni costo? Gira la superstizione che se la Madonna non esce sono disgrazie. Meglio evitare i risentimenti popolari, pur sapendone l'inconsistenza? Chissà. Comunque tutto è bene quel che finisce bene. Un bel bagno caldo e tutto è tornato a posto. Ancora una volta la pioggia dal cielo non è scesa invano.

08 settembre 2005

Severino parte III

Stamani festa grande al Santuario. Il Cardinale è arrivato in ritardo e furente... Ooops! "Bra è una città impossibile da girare!".
Ecco, bravo, lo dica agli amministratori schierati in prima fila e pronti però a rispondere al cellulare nel bel mezzo della
messa... Ma un paio di rasoiate le ha poi tirate.

04 settembre 2005

Zio Giovanni non c'è più

Cittadini del mondo

Serata di arrivederci per Chiara e Manu, una di nuovo in pista per Stanford, l'altra, dopo la Spagna, va in Bolivia.



L'altra settimana Giovanni ha spiccato il volo per il Canada. Ale andrà in Germania, dopo il Giappone, anche se per poco. Il caro Matteo (che in sto weekend non riusciremo a beccare, non importa...) fu a Strasburgo per un anno. Christian qui presente fu il capostipite di tutti quando andò per primo partì per la Svezia. Io a Saint-Etienne sei mesi pendolari. Siamo cittadini del mondo. I confini di Bra sono piccoli: meglio volare via, se se ne presenta l'occasione. Ma poi tornare al nido... Carichi di esperienze e di storie da raccontare. E con il cuore carico di nuova vita.

03 settembre 2005

L'Arma

Sembra giurato.
Tanto prima o poi io con i Carabinieri ci torno ad avere a che fare!
Oggi pomeriggio sono andata in caserma a deporre per il riconoscimento di due loschi figuri che facevano shopping con carte di credito false.
Che bella storia eh?!
Comunque, strano a dirsi, mi sono divertita, sarà che qualcuna delle barzellette che raccontano mi è sembrata un po' più vera, sarà che di starmene lì seduta a descrivere i capi d'abbigliamento che avevano comprato per finta i due figuri non è che mi facesse proprio venire il patema d'animo.

E poi dicono che fare la commessa è un bel mestiere.
Come disse Titti: le commesse sono senz'altro la categoria di lavoratrici più frustrata e volgare che esista!
Io non mi sento frustrata...=)

Saluti al battaglione.
C.

01 settembre 2005

In mezzo al granturco (2)

Dalla 500 alla 464. Dall'utilitaria fiat al gioiello di locomotore di Trenitalia. Ma entrambe, se si piantano in mezzo alle coltivazioni di cereali, non le schiodi. Sulla cinquina c'ero solo io. Qui sul treno siamo vagonate di viaggiatori... Ah, meno male, ripartiamo.

Avventori

Cena da Irma per Carla ieri sera, con me al seguito a scolarmi una coca media. Per me resta il locale più bello di Bra. Un buco, ma unico. Irma al banco, la cuoca-cyborg in cucina (l'unica donna che nel cuore della notte ti monta su un goulash in quattro e quattr'otto) e soprattutto la fauna di clienti.

E mentre noi defilati riempivamo le panze, ecco arrivare al bancone cinque uomini di domani, cinque dei nostri mitici ragazzi che faranno a giorni prima superiore. Con fare da uomini maturi, ma pronti a diventare rossi alla prima papera (cui Irma ovviamente non manca di replicare con materno sadico cinismo). Tenerissimi. Ed affettuosi. Fabio, Giovenale, Roby, Alessio e Piro. Ma come loro tutti gli altri della banda.

Dice Carla che forse il perché in mezzo a questi ometti io ci sguazzi così bene lo si deve al fatto che io ai miei tempi non avessi avuto animatori pronti a dedicarci le attenzioni che ci attendevamo anche al di fuori del rapporto strettamente formativo. Penso che questo concetto non sia per nulla lontano dal vero.

31 agosto 2005

Severino parte II

Arrivare ieri a casa e trovare una ormai usuale lettera sigillata S.P. via Arcivescovado 12 Torino. Il buon Cardinal Poletto che come ormai d'abitudine risponde alle missive di uno dei suoi giovani. Evviva. Si conferma non essere un porporato seduto sul suo scranno, ma capace di scendere tra la gente. E' nata un'amicizia...

Ultim'ora

Veramente già di ieri sera... Arriva un sms da don Claudio: "Esultate con noi: abbiamo il viceparroco!".

30 agosto 2005

Ci vuole sempre qualche giorno

Cari amici vicini e lontani rieccomi!
Dopo tanti post lanciati a quattro mani dal cellulare di Fra, direttamente dalle ferie, torno alla carica in prima persona per raccontarvi i sintomi della tipica sindrome da post ferie che sta facendo scempio di me.
Sarà che sono tornata lunedì scorso all'una e dieci del pomeriggio e alle tre (sì, esattamente meno di due ore dopo) lavoravo, sarà che il resto della settimana è stato un susseguirsi di feste, cene e obblighi casalinghi, sarà che non è che a Colonia uno si sia proprio rilassato in ogni sua fibra...
Quale sia la causa non lo so, fatto sta che sono più stanca di prima!
Soddisfatta, satura di meravigliosi ricordi, di contenuti e di amici vecchi e nuovi ma indubbiamente, fisicamente, stanca.
Tornare al lavoro ma ha fatto pensare ai bei tempi andati delle vacanze scolastiche, dell'ansia di tornare a scuola, del profumo di cancelleria nuova, di libri e di diari, di classi rimaste chiuse tutta l'estate.

E anche in questo ci sono pro e contro.
Sì sono stanca ma per la prima volta da sempre sono partita senza cose lasciate a metà, lasciate a casa a far la muffa.

Sono partita per le ferie e sono tornata dalle ferie, niente esami da preparare, niente faccende a cui attendere, niente persone per cui preoccuparsi mentre sei via.

Io, Colonia e il resto del mondo.

E permettetemi: è una fatica star su ora ma è stata proprio una bella soddisfazione!

Saluti e baci.

C.

Novena


E' ufficialmente partita la novena al Santuario. La truppa, come tradizione, si riunisce alla messa delle 20. Ma quest'anno, anziché Sant'Andrea, siamo targati UP50. E tra reduci di Colonia & Friends eravamo proprio tanti. Nei cenno al microfono di presentazione ho definito il gruppone "La Chiesa giovane di Bra". Un programma. F.

Come i Simpson

Il sottoscritto in poltrona e Carla che lava i piatti... Prometto che è solo un caso fortuito (Barbara, mi raccomando, non svenire). A casa nostra si collaborerà. Evitando la figura mitica dell'uomo in mutande davanti alla tv con consorte sguattera.

Albisola/Albissola: mistero svelato

Ricordate in uno dei post di luglio i miei interrogativi sulla diversa grafia di Albissola Marina e Albissola Superiore? Bene: svelato l'arcano, grazie a Raf di Arenzano, che mi invia questa interessante descrizione:

"... Allora, a quanto so io un tempo le due Albisole si chiamavano tutte e due Albisola, con una sola s, sia la Marina che la Superiore. Poi un giorno (circa 200 anni fa) fu attribuito il titolo di "città" dal Re ad Albissola Marina (l'allora Albisola Marina), ma nell'atto di attribuzione del nome vi fu un errore da parte di qualche incaricato del Re, il quale scrisse erroneamente "Città di Albissola Marina" (con due s) sull'atto firmato dal Re. Venne deciso, in quell'epoca per non contraddire il Re di variare il nome della città nell'attuale Albissola Marina.

Ultimamente si parla di fare un comune unico, formato da Albissola Marina, Albisola Superiore e Albisola Capo (che è una frazione
della Superiore), che prenderebbe il nome di Albisola (senza nulla dopo e con una sola s). Ma ci sono delle polemiche fra gli abitanti dei due comuni, alcuni dei quali vorrebbero lasciare i comuni divisi, altri che vorrebbero che il nuovo comune si chiamasse Albissola (con due s).

Poi c'è una storiella (che è per bambini e non corrisponde alla realtà) che ci insegnavano alle elementari per sapere i nomi dei paesi, secondo questa storia Albisola Superiore si scrive con una sola s perchè ha ceduto la seconda all'iniziale del nome Superiore. Comunque quando qua si pronuncia Albisola, che sia marina o superiore, viene generalmente pronunciata con una sola S.

L'uscita dell'autostrada e la stazione nuova del treno si chiamano Albisola con una sola s perchè sono nel territorio di Albisola Superiore. Alla vecchia stazione non ci ho mai fatto caso come fosse stato scritto il nome, comunque anche lei si trova nel territorio della Superiore.

Albissola Marina si chiama Marina perchè è nata sulla costa, in riva al mare, mentre la Superiore è nata all'interno, nella zona a nord del casello dell'autostrada, sulla strada per andare al Sassello. L'Albisola che vediamo sul mare nel territorio di Albisola Superiore è Albisola Capo, che è una frazione (se vai là non dire che è una frazione, si offendono) di Albisola Superiore. Questa si chiama Capo perchè si è sviluppata a partire dalla zona del Capo, quel costone roccioso dove c'è la galleria dell'Aurelia".

Meglio della guida Michelin. Grazie ancora a Raf per l'esauriente spiegazione.

28 agosto 2005

Un'epidemia

Ti distrai un momento e succede di tutto: dicono che il mondo stia andando alla fine. Non è vero: dalle nostre parti spuntano passeggini senza che nemmeno ci si renda conto che le mamme sono in dolce attesa. E allora oggi tre bimbi tre, nuovi di zecca. Del tutto ignoti al sottoscritto. Leonardo (di Daniele e Veruska), Gaia (di Seba e Simona) e Carlo (di Lorenzo e Antonina). Uno più bello dell'altro. Tre sorprese nell'ultima intensa domenica di agosto.

27 agosto 2005

Matrimonio in rosso mattone

No, non è l'abito della sposa... Ho stampato il foglio guida per le nozze di Giando e Vale che avranno luogo tra un paio d'ore scarse... Ovviamente finito l'inchiostro. Ovviamente la cartuccia rigenerata comprata ieri ha gli ugelli otturati... Che fare?? Visto che l'unica che funziona è quella a colori, cercando di evitare un mix cyan-magenta che avrebbe sortito uno splendido lilla defunto (poco adatto alla cerimonia) ho pasticciato fino a partorire i fogli nella suddetta tinta terra di siena. Mannaggia ai rivenditori di cartucce e anche un po' alla Lexmark, che potrei quasi far fuori... F.

23 agosto 2005

"Per un'altra strada fecero ritorno al loro paese"

Il ricordo delle fatiche alla vista del pullman-terrapromessa è svanito in un istante. Sono rimasti solo i momenti belli dell'esperienza. Certo, ne abbiamo viste di ogni colore. Ma questo non vuol dire nulla: solo le cose buone sono quelle da riportarsi dietro. Il resto non conta. L'ultima sfacchinata, il viaggio di ritorno. Stanchi ma felici. E soprattutto, cambiati dentro. E non poco.

Odissea

Una celebrazione in grande stile. Di nuovo le parole di Ratzinger sferzano i giovani e li spronano ad andare avanti. E finita la grande messa... l'apocalisse.

Mai ho fatto viaggio più fortunoso. Navette bus bloccate. Il C10 che, là in mezzo ai campi di barbabietole da zucchero proprio non arrivava. Come siamo rusciti a saltare su un C08, non lo descrivo. Corse indietro, qualche spintone, attimo colto nell'istante in cui si sono aperte le porte. Ore in direzione Colonia, verso una meta che comunque non sarebbe stata la nostra. Una cartina uscita miracolosamente dallo zaino ci permette di studiare l'itinerario in città, e con un po' di tram e metro riusciamo a portarci a Messe, dove sapevamo avremmo trovato il nostro pullman.

Tutto ok? No: e di lì come arrivarci? Per fortuna la Provvidenza: compare il don con il suo solito "Ciaooo!!". Fresco come una rosa: è partito dopo di noi. Ha beccato un pullman qualsiasi che lo ha portato esattamente dove dovevamo arrivare. Due ore prima di noi, e senza fatica.

Per la serie: loro preti hanno una guida non solo satellitare...

Delusione?

Con negli occhi e nel cuore Roma e soprattutto JPII, la veglia, molto catechesi e poco coinvolgente, è stata un po' triste. Belle le parole di Ratzi (ce le andremo a rileggere con calma, qui). Ma non un saluto, non un cenno di rottura dell'immagine ieratica del professore di teologia. Nemmeno un "cari ciòfani". Nulla. Peccato.

Notte sotto le stelle al freddo, al gelo, all'umido. Che però nella perfetta alchimia di materassino autogonfiabile, sacco a pelo impermeabile e rivestimento di metallina, Carla ed io non abbiamo patito. Anzi: io ho fatto una tirata unica di sonno fino all'alba.

Dicono che alle 5 don Claudio mi abbia scavalcato per andare in sacrestia. Dicono anche che alle 3 si sia levato alla mia sinistra un grido: "Un toooooopooooooo!!" . Non ho sentito nulla. E la sveglia sono stati i rintocchi della campana e il grido al microfono "Buongiornooooo Italiaaaaaa!". Un po' traumatico.

Marienfeld

E venne il giorno in cui partimmo per la spianata di Marienfeld. Un'avventura cominciata alle 5 del mattino di sabato 20 e finita poi alle 13,30 di lunedì 22 con l'arrivo a Bra. Un unicum.

La levataccia, la galoppata per Dusseldorf con i bagagli al seguito verso Sant'Ursula, dove li abbiamo parcheggiati. Colazione. Tram. Stazione. Non ci volevano far salire sul treno secondario per Horrem mentre volevano pigiarci sulla linea che passava per Colonia. Abbiamo insistito e alla fine sfondando un po' le barriere siamo saltati sull'omologo del nostro minuetto, lungo una linea a singolo binario e non elettrificata.

Arrivo al paesello di Horrem. Ci incamminiamo. Attraversiamo la distesa di casette. Poi verso i campi. Poi nel grano appena tagliato. E laggiù, in lontananza, il profilo di quello che sarebbe stato Marienfeld.

Ho messo la chitarra al collo. E abbiamo cantato. La strada è sembrata più corta. Ma soprattutto intorno a me strillante si è
formato un coro internazionale, sulle note del Magnificat e di Venimus Adorare Eum, ma anche di Guantanamera e della Bamba. Con mani, tamburelli, fischietti.

Entrata nel campo. Ricerca del settore B10. Solo tanta tantissima erba alta. Via dunque agli spianamenti: teloni, materassini, sacchi a pelo. Una scatola per il pranzo, la cena, la colazione (e il pranzo e la cena successivi, ahinoi) esattamente in linea con quanto consumato nei giorni precedenti.

E dopo la pappa... la nanna. E anche se il cielo minaccia diluvio, una sola certezza: non pioverà. Non può piovere, qui. Non deve. E difatti, a fine pomeriggio... il sole. E di notte ci sarebbero state persino le stelle.

20 agosto 2005

Notte casino

Come ogni ultima notte, abbiamo dato spettacolo. Poco importa se abbiamo dormito due ore. Si segnala un Alessio particolarmente esaltato. E un don non troppo da meno.

19 agosto 2005

Rubata

La mia macchina foto. Nell'istante in cui mi sono avvicinato al banco dell'infopoint. Prologo di un venerdì pomeriggio storto, in cui si spaccavano anche gli occhiali da sole.

Certe decisioni vanno prese subito di fronte a certi segni: avevo appena scaricato le foto sul portatile di Guido. Sono entrato nel negozio di fotografia del centro commerciale e sono uscito con l'ultima Canon. Spendere qui o spendere a Bra era lo stesso. E ora posso permettermi 500 foto tutte da fare nel percorso verso Marienfeld.

Severino

E il venerdì mattina è stata la volta dell'incontro col nostro Cardinale. Che ormai mi conosce per nome ed è lui a presentarmi a tutta la diocesi giovane convenuta come Francesco il medico di Bra nel momento in cui mi accosto al microfono per la domanda. E' stato chiaro, diretto, concreto nelle sue proposte e riflessioni. Il pastore col può gregge. Bravo Severino! Le vogliamo bene. Noi della Diocesi di Bra in particolare. Oooops: non siamo diocesi? Poco ci manca... ;-)

18 agosto 2005

"Guarda, Matteo: il mondo è lì!"

Una ressa di folla festante pronta a prendere il treno. La piazza piena. Bandiere di ogni colore. Canzoni, grida, danze. Non la calca ma un giovane popolo che nella gioia è venuto a dire il suo Sì a Cristo.

Un intero mondo, proprio lì, davanti a noi. Basta allungare le mani e lo abbracci tutto. Io e Matteo ce lo siamo goduti parlando di futuro. Tocca a noi raccogliere l'eredità di chi ci consegna la terra. E soprattutto dobbiamo per l'ennesima volta uscire dal nostro guscio, per buttarci con fiducia nell'abbraccio dell'universo. Conoscere, vedere, incontrare, imparare. Non tutti lo possono fare, ma chi può ha poi il dovere di spendere tutti i talenti e portare l'annuncio. Con tanta tanta fiducia in chi a tutto provvede e vede ben al di là dei nostri timori. E poi pronti a rimetterci in gioco in caso di scivoloni e cadute.

Venimus adorare Eum


L'urna d'oro con le spoglie dei Magi. Nel silenzio maestoso del Duomo. Il gotico teso verso il cielo. Slanciato verso Dio. L'organo suonato da un maestro capace di riempire di potentissimi bassi le navate, di far vibrare insieme all'aria anche l'anima di chi, come me, si è lasciato cadere in ginocchio in un angolo. Dicono che la vecchia roccia del vecchio Fra si è sciolta come burro. La conclusione di un cammino di fede durato un anno, nel quale Carla, Chiara ed io ci siamo avventurati con tre gruppi di giovani animatori, cercando di regalare loro il brivido dell'incontro con Dio. Mi sono sentito per un momento sacerdote, re e profeta. Non ho retto al peso di tale sensazione. E ho pianto come un bambino.

Mercanti in fiera

Diamo il premio per la migliore bottegaia a Sara R. Ormai qui vige il baratto e ognuno di noi indossa o ha nello zaino almeno un capo di abbigliamento straniero. Si scambia di tutto. E la nostra piccola mercatante batte ogni record. Per non parlare dei Salesiani, che nel nome dell'Oratorio arraffano di tutto qua e là. Se li vedesse don Bosco...

Aria, acqua, sole, terra

Un pomeriggio così, passato in attesa di vedere Papa Ratzi.

In terra, ovvio.

Al sole, meno male.

Con vento fresco, per fortuna.

Davanti all'acqua del Reno, uno spettacolo meraviglioso.

Il Papa (apro parentesi: che fatica chiamarlo Papa... per me la parola indica ancora il faccione slavo di JPII), il Papa dicevo è transitato sul battello benedicendo. Visto a breve distanza. Ok, missione compiuta. Non chiedete cos'ha detto e fatto durante la liturgia: un po' a seguire la flebo di un'ipotesa (i colleghi germani non volevano credere alla mia laurea), un po' in un profondissimo sonno sull'erba che ha isolato i miei contatti con il mondo vivo per un'ora. Cena decente. E poi, il Duomo...


La cronaca

Siamo rientrati alla base alle due. Le voci di popolo dicono che l'incidente di stanotte ha visto un ragazzo perdere la vita. Noi speriamo che sia solo una voce, ma purtroppo siamo sfilati davanti a un lenzuolo bianco. Poi un treno comparso dal nulla ci ha riportati a Düsseldorf. E dalla stazione lunga camminata verso casa. Finché nel cuore della notte abbiamo fermato un tram diretto al deposito che dietro nostra supplica ha messo fuori il numero 712 e ci ha portati in periferia.

Taglio strategico della catechesi stamani. Primo pranzo decisamente saziante. E adesso, quando l'intasata stazione riapre, via a Colonia ad attendere Benedetto.

17 agosto 2005

Si pianta la metro

Incidente. E ovviamente la metro che deve sfollare le cinquantamila persone di cui sopra (o sotto, dipende da come leggete il blog) è bloccata, con un gruppo di noi sopra, e un gruppo piantato allo stadio, senza pietà. Fortuna che K Fescion* ha avuto l'idea di prenderla in direzione opposta alla massa e di fare il giro al vicino capolinea, così ci siamo seduti non schiacciati. E va be': una voce negativa al
bilancio del giorno ci voleva. Comunque vada, domattina la sveglia sarà alle 7. Ma domani è un altro giorno. Anche Colonia comunque sembra non reggere il ritmo.

* ovvero Carla secondo il popolo di San Giovanni; il perché chiedetelo ad Alessandra.

E lo stadio era pieno...

Un colpo d'occhio senza paragoni. E per una volta, pur sentendomi di solito io più europeo che italiano, ho messo con gioia la mano sul cuore sventolando il tricolore e gridando "l'Italia s'è desta". Anche se sul "siam pronti alla morte" ho ancora qualche legittimo dubbio. Ma via: una festa stupenda, come noi soli italiani sappiamo fare. E lo dicono tutti.

Smash


Ci siamo trovati!!!

In modo fortunoso e rocambolesco ci siamo beccati e siamo entrati insieme nello stadio. Max detto Smash e il sottoscritto (noto ai forumisti come pythagoras361), i soli a Colonia dei discolacci del forum di WindWorld.org.

Poco ma intenso il tempo per parlare, con la promessa di rivederci prima possibile. Ma soprattutto il brivido di scoprirsi in questo luogo dietro la stessa stella...

Un'amicizia da coltivare. Ci contiamo entrambi.

Lingue

E' un imperativo categorico: conoscere e praticare le lingue degli altri popoli. Ho scoperto un inglese che non pensavo di saper parlare. Il francese è ripartito dopo tre anni di garage. Per lo spagnolo basta qualche S e andare a senso. Urge studiare il tedesco, prossima sfida.

Bans

In piazza con i volontari tedeschi. Siamo in tremendo anticipo per il pranzo, ma la cosa è voluta, per saltare ogni coda ed evitare il macello di ieri, dove in questo slargo c'erano diecimila affamati. Adesso 50 ballano, 20 giocano a calcio, altri fanno "coda" svaccati al sole.

La storia riconcilia la nostra famiglia con il popolo tedesco: nonno fu prigioniero qui per anni, come tanti altri italiani. Oggi mi sembra di voltare pagina e di fare pace con una generazione che nulla può delle colpe delle precedenti.

Un tragico sms

"purtroppo è morto FRERE ROGER di TAIZE' ucciso da uno squilibrato che dispiacere preghiamo". Così alle 23.57 di ieri Claudio Gallizio ci ha dato la tragica notizia. Siamo sconvolti. Un momento di festa segnato da immane dolore. Attendiamo le reazioni ufficiali della Chiesa. L'augurio è che anche per lui si levi il grido "Santo, subito!". Un altro grande che, dopo Romero, muore martire davanti all'altare.

16 agosto 2005

Mosè sull'orlo della Terra Promessa

Così mi sono sentito oggi per due volte. Quando sono arrivato a un passo dal cibo ed era finito. E poi per ore al cancello dell'arena, con metà dei nostri dentro e noi sbarrati fuori allo scadere della x-sima persona che ha fatto scattare il troppo pieno. Vedere la meta e non poterla raggiungere. A modo suo - lo dicevo col don - una piccola catechesi. Ma se non hai le spalle già larghe di tuo, potrebbe succedere che di giornate come queste resti solo il ricordo più cupo. E il compito di noi più vecchi è quello di sostenere e incoraggiare nonostante tutto. Via: tutto è risolto per il meglio. E dell'arena sto occupando il miglior posto davanti al palco. In prima fila. Ci siam persi la messa, pazienza. Ora inizia lo spettacolo.

Tre note comunque in tono nel dissonante accordo della giornata: la preghiera di stamani con altri della famiglia torinese (che bello ritrovare Paolo Burdino) con un pianoforte da brivido, due persone incognite che han detto ad altri di salutarmi (sono famoso?) e il fatto che i nostri cappellini sono continuo oggetto di interesse da parte dei giovani di altre nazioni. F.

La città ha fatto flop

Impreparati. Dusseldorf non regge il ritmo. Niente da mangiare né per pranzo né per cena. Mezzi pubblici insufficienti per raggiungere l'arena. Disorganizzazione generale. Notizie vaghe e sbagliate. E se lo dice anche il nostro imperturbabile don Claudio... A tutto ci si adatta, certo, ma... Quiccèggrossacrisi. E il mio spirito (Carla says) vacilla tanto che devo evadere di corsa dalla metro piangendo come una vitella in preda a crisi isterica (ma zio Fra vede e provvede). Morale, l'arena vescovile la si raggiunge a piedi, e guai a chi mi parla ancora almeno per oggi di treni, sopra o sotto terra. Però la passeggiata sul Reno rivela dolci e placide casette sull'acqua. Dicono che anche nelle altre città le cose sono pari: Smash da Colonia, i ragazzi di Ottersweier da Bonn sono corrispondenti che dicono cose simili. Comunque abbiamo acchiappato il tram sotterraneo e all'arena ci siamo.

La proverbiale precisione crucca...

... stavolta ha fatto cilecca. I poveri parrocchiani di Sant'Ursula ce l'hanno messa tutta, ma deve essere sfuggito loro qualcosa se abbiamo cenato solo alle 23. Comunque il sacco lo abbiamo riempito. Sistemazione: scuola elementare, in un'aula i maschi nell'altra le femmine. Docce negli spogliatoi in palestra (ma perché a questo punto ci impongono il costume? Ci sfugge...). Sui materassini nell'ordine: Alessio, me, Paolino, Ale, Red, Roby. Altra fila: don, Christian, Davide-di-Sanfrè, Paolo Gallo detto Pupi, Giova, Matteo. Ovvero, tutti "noi". Battaglia a ciabattate. Una bottiglia di rosso del Baden comparsa da uno zaino e offerta da Martin di Otterweiser. Biscottini scroccati alle ragazze. Qualche barzelletta idiota. Cuscini che non si gonfiano. Va' là, ché la baracca l'è dignitosa. Notte...

15 agosto 2005

Permettetemi una (decisa) critica

Una messa così non l'avevo mai vista. Una messa rock, giovane, bella, internazionale, ma incredibilmente sentita. Oggi, aeroporto di Mannheim. Tutti i giovani della diocesi di Friburgo, ospiti e ospitanti, in un arcobaleno di 48 nazioni. Capaci di scatenarsi sull'alleluia di Haendel rifatta in chiave pop e poi tacere in istante. Un Credo rap già sentito nei giorni scorsi a Ottersweier. Il vecchio Lodate Dio divenuto un bolero. E il canto del Magnificat in un canone cantato da diecimila persone. Una festa in onore di Cristo e di Maria.

La critica la faccio a noi, alla nostra pretesa di avere i giovani a messa quando non sappiamo parlare il loro linguaggio. Se la tiriamo avanti col finto gregoriano dei primi anni del postconcilio, avremo sempre più le chiese vuote.

Un giovane va a messa se l'ambiente lo accoglie, se trova risposte ai suoi bisogni e se la sente vicina a lui. Non ditemi che certe lagne se fatte bene sono belle: quando provi a scrollare la polvere dai banchi arrivano le varie Commissioni a "rimettere le cose a posto". Solennità? Pulizia nella liturgia? Se è la Festa del Risorto, facciamo festa con Lui e per Lui come OGGI si fa festa ad un amico. Non cambia la sostanza, ma si rinnova la forma.

"Dare svolte e parole nuove". Stupire, incantare. Tutto va fatto con senso e moderazione. Ma prometto solennemente che tante suggestioni annotate in questi giorni, per me saranno dei via libera incondizionati a sperimentare. F.

Sulle note del silenzio


Momento degli addii a Ottersweier sotto il diluvio. L'acqua giù dal cielo si è confusa con le lacrimucce. Ma quello squillo di tromba che improvvisamente si è levato davanti alla chiesa di Maria Linden (Maria dei tigli) me lo porterò dentro come una delle emozioni più forti degli ultimi tempi. Baci ad Hans, Brigitte, e a tutti i ragazzi. Con la promessa solenne: ci rivedremo a Bra. F.

14 agosto 2005

Un tramonto alle 10 della sera

E non siamo mica a giugno. Meraviglie della natura: ad ovest, lato Francia, non ci sono montagne per centinaia di km. E il gioco è fatto. Mi diceva Martin che a giugno c'è luce fino alle 23...

Un compleanno speciale

Maria Chiara e Alice non dimenticheranno mai i loro 19 anni... Tra la fiaccolata nei boschi e la Schwarzwaldkirschetorte. E l'immancabile Emmanuel...

Toilette or potatoes?

E dopo tanta festa qualcuna di nome Paola fa ancora un giro da McDonald's. Chri con questa frase ne dipinge una splendida icona.

Uno splendido pomeriggio d'acqua


14 agosto con freddo e diluvio ai 1000 m della foresta nera. Che è proprio foresta ed è proprio nera. Alberi altissimi, che in basso non hanno rami. E un'oscurità quasi impenetrabile. Il lago Mummelsee con la nebbia. E poi la sera alla festa patronale di Baden Baden, cenando a suon di würsteln (sì, con la n, plurale) e mandorle rigirate nel miele. Dite quello che volete, ma questo vuol dire sentirsi vivi.


La festa patronale

La comunità parrocchiale di Ottersweier ci ha salutati con mega pranzo, danze, canti e un piccolo pensiero. Abbiamo ricambiato con la nostra musica e un caldo invito a venire a Bra. Calore e ospitalità.

Si segnalano Paola nel ruolo di vocabolario Tedesco-Italiano e Carolina nel ruolo del volume Italiano-Tedesco. Ottime interpreti della prosopopea sconfinata di don Claudio e di Pater Jürgen.

13 agosto 2005

Costruisci la mia Chiesa

Era una metafora. Ma oggi abbiamo tirato su anche l'edificio. Che spettacolo.


Avej na fumna grasa...

... ovvero: piemontesi nel mondo. Dopo lo spettacolo offerto dal decanato e interpretato dai bambini e ragazzi di Ottersweier, Caramagna dà l'attacco. E noi tutti dietro.

12 agosto 2005

La festa crucca


Balera sotto il cabaret e tanta birra... Ne usciremo interi? Carla sicuro. Io ehm...

Eis cafè Venezia

Pausa gelato dopo la visita al mulino. Offerto dal prete-interprete. Con i ragazzi tedeschi che ci tengono dietro e con i quali è inevitabile fare amicizia. Torneremo a casa con non sappiamo quanti kg in più visto che non facciamo altro che mangiare.

Uno scoop: forse domani si va a MUNGERE...

Organo

Metti me dentro la camera delle canne di un organo a tre manuali... Beatitudine. Peccato che non fosse momentaneamente alimentato. In compenso ho suonato le campane.

Ottersweier


Questo il nome della cittadina che ci ospita. E noi due siamo in una splendida famiglia. Scusate, ma è troppo tardi per dilungarci.

11 agosto 2005

Le code svizzere

A parte il fatto che all'autogrill un panino con la scusa del franco e del cambio a loro favore arrivi a pagarlo 6 euro... Abbiamo davanti 20 km di coda prima del Gottardo. Viaggio per ora bene (un solo atto medico a seguito di puntura di insetto a una beinaschese "casualmente" incrociata). E la chitarra... SUONAAAA! Noi

10 agosto 2005

Anche io volevo salutare

Intanto vorrei dire che, in barba a tutti i luoghi comuni, io le valigie le ho già finite.

Il problema è cercare di non pensare a tutto quello che avrei ancora voluto far stare in quel buco nero che è diventato il mio borsone: concentrazione di materia al suo interno pari a quella di una nana bianca!
Se volete potete ancora far stare la vostra collezione di aghi per ricamo: due o tre ci dovrebbero stare.

Ma come dico sempre "sono una signora, anche se non si vede!" e quindi le valigie sono comunque un incubo.
Chiamatela sindrome da mamma preoccupata, chiamatela tendenza all'accumulamento compulsivo di generi di vestiario assortiti, chiamatela come cavolo volete ma come si fa a partire per dieci giorni senza chiedersi "E se fa caldo? E se fa freddo? E se tira una leggera brezza da N/NO?"...
Sono cose essenziali, insomma!
E' come ridere in faccia alle variabili del destino!

Va bene la smetto!

Non sono proprio matta, è che l'imitazione mi viene bene...

Il sunto del post?
Ah, quasi me ne dimenticavo.
BUONE VACANZE A TUTTI!
Vi penserò da Colonia perché in mezzo a tutte quelle persone mi sembrerà di volervi ancora più bene.

Carla