29 novembre 2005

Posso dirtelo? Non mi piace per niente come suoni.

Per fortuna ogni tanto c'è qualcuno che te la canta chiara e senza sfumature. Voilà. Dico la verità: non è stata per niente un'offesa. L'unica cosa: credevo che la mia musica (che di questi tempi si sente solo la domenica a messa) lasciasse indifferenti, invece c'è chi ascolta, pondera, valuta. Accidenti. E adesso? Scatterebbe il quadrivio: mi abbatto e non suono più, incasso il colpo e mi affanno per migliorare, me ne frego e vado per la mia strada, prendo atto che come tutti faccio quello che posso con i mezzi che ho. Pilatescamente propenderò per l'ultimo sentiero, come sarà facile immaginare. Ma non è solo un lavarmi le mani. E' questione di stile: i miei mucchi di note legate (non saprei definirli altrimenti), poco studiati e molto emotivi, mi vengono così. A qualcuno non fanno così dispiacere, ma è pur ovvio che ad altri possano non andare a genio.

Con il sorriso sulle labbra dico: la stagione in cui bisognava per forza mettere tutti d'accordo è tramontata. Viva chi la pensa in modo originale. Purché sia espressione di un pensiero autentico e non finalizzato a ferire. F.

28 novembre 2005

Tempo libero

Finalmente tempo libero. Il fine settimana è stato all'insegna del "mi pianifico le ore sì da farle rendere al meglio". Purtroppo Carla lavora, e sempre più mi rendo conto che abbiamo orari che non collimano. Nei miei spazi, ci ho dato dentro. Subito da nonno in ospedale. Poi la partita di basket venerdì sera, seguita dalle strane alchimie della tinta della morosa. Telefonate notturne al parroco, e attività giornalistica fino alle 4. Una dormita doverosa sabato mattina. Taxismi qua e là preparando panini. Poi le prove con i bimbi (40). La volata a Torino. Il concerto spettacolo di Bublé. Le vie della periferia e poi tisana e chiacchiere da Elisa. Il ritorno nella notte gelata. Un colloquio fin quasi all'alba in chat. La messa della festa patronale. Il pranzo patronale. Altri giri di taxi per Carla, con Luchino Semi. In ospedale da nonno, trottando in carrozzella per tutti i corridoi. Pizza improvvisata a casa nostra. Domenica sera con il cognato Ale. Recupero Carla. Vieni ancora da Irma? E' tardi. Vengo ancora da Irma. A casa: cellulare in mano sotto il piumone a redigere questo post.

Vivere il tempo. E' la parola d'ordine per non lasciarlo consumare a vuoto. Dare senso all'istante che fugge legandolo ad una emozione che si imprima indelebile nella mente e nel cuore. Ok, forse ho strafatto e domani sarò cotto. Ma posso dire senza timori di essermi di nuovo sentito a pieno regime. F.

25 novembre 2005

Il culla-day

Le dinamiche organizzative del lavoro di reparto hanno portato a concentrare nel pomeriggio di oggi tutti gli esami neonatali ecografici per lo studio delle anche. E la sala d'attesa dell'eco si è tramutata in coloratissimo parcheggio di tecnologici passeggini-carrozzina con mamme motrici e fagottini rosa come passeggeri. E tra moine, carezze, pannolini e biberon il pomeriggio è stato per lo meno sorridente. Da segnalare poi stamattina Francesco, un frugolo di sette mesi dal nome bellissimo che pur subendo un esame impegnativo è stato un amore. Soprattutto quando, ingannato dalla fame, dal tanto zucchero e dal colore bianco, si è avventato sul biberon di bario scolandolo d'un fiato e sorridendo a tutti soddisfatto dalla pappa.

23 novembre 2005

La neeeeve!

Cuneo tutta bianca stamattina. Un freddo da seccare (meno male che sono uscito con addosso quelle 9-10 oche canadesi spiumate e raccolte nel giubbottone verde... pace all'anima loro, ma tengono un calduccio tutt'altro che spiacevole). Treni ovviamente in vigoroso ritardo. Poca la voglia di riprendere la tradizionale routine radiologica dopo le fatiche degli esami. E la vista dei fiocchi che venivano giù, a tratti più forti, a tratti debolmente, ha fatto scorrere via la mattinata. F.

18 novembre 2005

Mille grazie

Matto & Disperatissimo

SmpreKaroMfuQstErmoKolle
EQtaSiepeKeDaTnaPrte
DUltmOrznteLGuardoEsclde
MaSdndo&MrndoIntrmnti
SpzDlàDaQla&Sovrum
Slnz&PrfdssmaQiete
IoNlPnsierMFngo,oveXpc
IlCuorNnSSpaura&CmIl20o
OdoStrmirTraQtePnteIoQll
InfSlnzAQtaVox
VoCmparndo&MSovvienL'etrno
&LeDeadStag&LaPrsnt
&Vva&ilSuonDlei.KosìTraQta
ImmnstàSanngaMyPnsier:
&ilNaufrgrMèDolxInQtoSea.


Ok. La vaccata del giorno l'ho scritta. Sono talmente fuso dallo studio concentrato di questi giorni che rispondendo a un topic sul forum di Windworld.org in cui si dibatteva del decadimento linguistico e consimili ho prodotto questo concentrato di infinito pensando al povero Giacomino Leopardi riverso sulle sudate carte.

Va bene. Va bene. La smetto e torno ai miei condotti uditivi, che proprio non mi vanno giù, insieme agli spazi viscerali del collo. Mea culpa: gli appunti datano 9 maggio. Se li studio all'antivigilia non posso che piangere sul latte da me versato.

Prospettive per lunedì? Fosche. Ne riparlerò a giochi fatti. La promozione è quasi automatica, ma un conto è meritarsela, un conto è fare una figura poco onorevole di fronte ai professoroni. Gli esami non finiscono mai. Sigh.

17 novembre 2005

Pensieri deboli?

Ho aggiunto un altro link qui accanto, nelle carinerie web, che punta alla pagina scritta settimanalmente da Luciana Littizzetto per La Stampa - Torino Sette "Il pensiero debole". Per tirare su il morale anche nei momenti di maggior pena. E sembra che funzioni. Mi piace la comicità "colta", quella che sa giocare con finezza e grossolanità, dietro la quale si vedono studio e cultura.

Altri pensieri deboli, di più quotidiana produzione: qui casa, in preda allo studio matto e disperatissimo in vista dell'esamone di lunedì (la vedo dura...). E poi, bollettino di guerra familiare: ricovero del nonno a seguito di ictus. Per la serie, i guai non vengono mai da soli.

E ancora. Nello scavare qua e là sul web, anche in vista del recital in corso d'opera (ebbene sì... mi sono lanciato nella scrittura di piccola prosa teatrale), ho trovato alcune cose interessanti. E se ho avuto modo di leggere e rileggere la canzone di Venditti "Stella", che dello spettacolo sarà il brano portante, e che in un certo senso ho fatto abbastanza mia, su un blog non troppo distante ho trovato queste righe, che ne sembrano la traduzione in prosa. A chi le ha scritte, se mai leggerà questo post, debolmente dico: a volte le stelle si affievoliscono, ma non sono loro a calare di luce; c'è qualcosa che si mette di mezzo e le sfoca, dalle nebbie del mondo alle opacità dei nostri occhiali. Ci vuole la forza di valicare le foschie e ritrovare il barlume tremulo nella notte. E non perdere la voglia di cercarlo. Tutto il mio sostegno. F.


"Dopo tanto tempo mi ritrovo di nuovo al bivio...devo fare una scelta importante poichè qua ci sono dei dubbi atroci....chiedo a chi mi ha sempre parato in ogni momento difficile.... ehi,ti sei scordato di me??? lassù,ci sei ancora? sono sempre io,il bambino dagli occhi azzurri e i riccioli... quel ragazzo al quale salvasti la vita per un soffio quando cadde dal terrazzo,quello che ti giurò di non diventare mai malvagio....quello che ti disse che anche se nei momenti tristi imprecava non lo faceva per offendere te....quello che non ha mai fatto del male al prossimo ma ricevuto un sacco.....ti prego,almeno per una volta ancora,stammi vicino come sembrava stessi facendo qualche mese fa....non andartene ora che ho bisogno di un consiglio....almeno sta volta aiutami tu...."


"Proteggi i nostri figli puri nella vita quotidiana
e salvali dall'odio e dal potere
come il primo giorno, come nella fantasia
occhi azzurri per vedere
grande, grande, grande
questo cielo si rischiara in un istante
non andare via, non ci abbandonare
stella, stella mia resta ancora nel mio cuore" (A.Venditti, Stella)

10 novembre 2005

Freeclimber

Ve la ricordate Minù? Il criceto carino (e coccoloso) della Carla. Oltre ad essere diventata un affettuosissimo bidoncino di morbido pelo grigio, si è fatta i muscoli. Non è raro vederla come poc'anzi arrampicata sul soffitto della gabbia a reggersi con le dita rosa alle stecche di metallo, traghettando da una parte all'altra sospesa nel vuoto. E se fa plof? Riparte.

Surreale

Quattro giovani nei sedili di fronte al mio che sghignazzano e sbraitano in una lingua diversa dall'italiano. Zingari? No: a drizzare le orecchie dopo un po' si riesce dipanare uno strettissimo piemontese di campagna, fatto di "ndoma a ca'", "o va nen bin", "'l treno l'é bogiase", "fate furba", "l'é vist-la prima", "a fa caod", "Raconìs el paìs d'ij màt", "soma bel e che rivà", "zio Luigi e zia Mariella" e via declamando. Simpatici. Ma che barotti...

07 novembre 2005

Accoglienza

Quando ti senti in famiglia anche lontano da casa, quando vedi cose magnifiche fatte da mani sapienti... Un grazie a Giovannina e a tutte le sisters. Di tutto cuore.






04 novembre 2005

Résumons la situation

Uno. Milano laurea Elena. Vedi tre post più sotto. Baci, abbracci, votone (la cui proclamazione abbiamo sentito solo io e Lucia... vada per Elena visibilmente emozionata, vada per la presidente di commissione settantenne stuccata e con la fretta di buttare la pasta, ma tutti gli altri sono sordi?).

Due. Il rinfresco. Ovvero: carica famiglia ed annessi prima sulla metro e poi sul tram. Che numeri... Gran bell'aperitivo.

Tre. Galoppata a piedi per raggiungere la metro linea 3 (meno male che sono partito: nessun tram mi ha raggiunto, e se avessi atteso non sarei arrivato in tempo a Linate). Cambi vari, aeroporto.

Quattro. Il volo. Sono arrivato al pelo per check-in e imbarco. Quando mi han proposto il sedile finestrino ho fatto salti di gioia. Quando poi ho scoperto di essere all'ultimo posto in coda ho esultato. Il volo era pieno di frequent flyer, del tutto indifferenti al viaggio e alle sue dinamiche. Io invece, come un bambino, sono stato tutto il tempo con il naso premuto contro il vetro. Facendo ooh alla vista della trapunta di nubi sotto di noi.

Cinque. Scendi dall'aeroplano e prendi... Il taf. Binari nella sera. Scendo a Trastevere. La faccio a piedi? La faccio a piedi. Non l'avessi mai fatta a piedi. Roma e i suoi sette colli. Sembravano messi lì apposta per me e per le mie povere gambette.

Sei. Hotel. Carino, ma per quel che me lo pagano aspettavo di meglio. Almeno la vasca dove riposare la muscolatura sfranta. Niente. Doccia e via. Mi consigliano un'ottima pizzeria. E di ritorno (vedi sotto) mi lascio tentare dalla notte romana.

Sette. Notte riposata. Poi mattinata di Vaticano (ovviamente a piedi). Bello avere il tempo per sostare. Qualche acquisto serio. L'incontro inaspettato con Madre Clorinda. La Sistina chiusa, va be', non importa. Un bus anche troppo veloce. E l'appuntamento con Suor Giovannina. E siccome ero in anticipo di un'ora e mezza, gradino di cemento e cronistoria di queste due giornate, fino ad ora. Ma il grosso deve ancora venire. Farò sapere.

Ho finito!



Eh, sì, dopo mesi di duro lavoro...=) ) ho terminato il duplice affresco
nella cameretta di Irene e Denise figlie di Silvana, una mia collega.
Al più presto allegherò a questo post le foto dei miei capolavori perché,
signore e signori, udite udite, sono molto soddisfatta del lavoro compiuto.
Potete insultarmi come meglio credete: potete darmi dell'incompetente,
dell'iniorante, della superba...
Fate pure il comodo vostro.
Sono inattaccabile, i disegni che ho fatto avrei voluto farli in camera mia
anche se non ho mai potuto...
Comunque, chi mi conosce lo sa, non è facile sentirmi apprezzare qualcosa di
autoprodotto e datosi che questo è uno di quei casi molto rari direi che
insomma...
Quando compariranno le foto potrete dire la vostra.
Per la serie mentre il moroso è a Roma la morosa produce.
Baci a tutti e coccole a chi ne vuole.
C.

03 novembre 2005

The Pope Is In

Piazza San Pietro deserta e stellata. Solo due luci accese nei palazzi apostolici. Ratzi è al lavoro... Non ho resistito alla tentazione di scendere le mura Aurelie per godere il brivido della Basilica illuminata. Ma soprattutto, la maestosità impreziosita dal silenzio della sera, in cui il solo brusio è dato dall'acqua delle fontane che troneggiano nei fuochi dell'ellisse berniniana. Come Assisi, le meraviglie di una città le vivi meglio di notte. Quando i turisti sono in camera a guardare Celentano.


Lauree

In trepidante attesa dell'ingresso di Elena nell'aula delle discussioni. Qui Milano, IULM, per essere precisi. Gente in tiro, con fiori e tesi sotto braccio. Emozioni. Posso dire una cosa? Quanta nostalgia. Be' ve lo dico già. Tra due anni giusti, tutti invitati alla mia specialità. Anche se forse non si usa tanto.