Finalmente tempo libero. Il fine settimana è stato all'insegna del "mi pianifico le ore sì da farle rendere al meglio". Purtroppo Carla lavora, e sempre più mi rendo conto che abbiamo orari che non collimano. Nei miei spazi, ci ho dato dentro. Subito da nonno in ospedale. Poi la partita di basket venerdì sera, seguita dalle strane alchimie della tinta della morosa. Telefonate notturne al parroco, e attività giornalistica fino alle 4. Una dormita doverosa sabato mattina. Taxismi qua e là preparando panini. Poi le prove con i bimbi (40). La volata a Torino. Il concerto spettacolo di Bublé. Le vie della periferia e poi tisana e chiacchiere da Elisa. Il ritorno nella notte gelata. Un colloquio fin quasi all'alba in chat. La messa della festa patronale. Il pranzo patronale. Altri giri di taxi per Carla, con Luchino Semi. In ospedale da nonno, trottando in carrozzella per tutti i corridoi. Pizza improvvisata a casa nostra. Domenica sera con il cognato Ale. Recupero Carla. Vieni ancora da Irma? E' tardi. Vengo ancora da Irma. A casa: cellulare in mano sotto il piumone a redigere questo post.
Vivere il tempo. E' la parola d'ordine per non lasciarlo consumare a vuoto. Dare senso all'istante che fugge legandolo ad una emozione che si imprima indelebile nella mente e nel cuore. Ok, forse ho strafatto e domani sarò cotto. Ma posso dire senza timori di essermi di nuovo sentito a pieno regime. F.
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