Stasera non sfrutterò fino al fondo il mitico diretto (pardon, regionale) 4494 Cuneo-Bra-Alba. La mia cara 500 mi aspetta buona buona a Cavallermaggiore dove l'ho adagiata stamattina, e con lei tornerò a casa. Però il bilancio della prima settimana del ritorno dei collegamenti diretti da e per il Capoluogo è positivo. Non si tratta di una sterile pigrizia che vuole evitare ad ogni costo il cambio di treno. Ben vengano i "su e giù" dalle carrozze se di fatto accelerano le percorrenze. Però i trasbordi significavano già prima della chiusura della nostra linea ferroviaria il rischio di soste prolungate e forzate, considerata la triste regolarità dei ritardi e della perdita delle coincidenze. Ecco il motivo per cui tanto ci si è battuti per avere i collegamenti punto a punto: essere certi di arrivare la mattina sul posto di lavoro, essere certi di tornare la sera senza smarrirsi nei meandri della provincia. Molto però resta ancora da fare. Sono tornati i treni sui nostri binari, ma quegli scioperati dei dirigenti delle ferrovie piemontesi hanno operato tagli indiscriminati, specie negli orari in cui più c'era domanda. E lo hanno fatto anche negando l'evidenza di un'accresciuta richiesta di mobilità su rotaia. C'erano treni che ti portavano ovunque o quasi ogni mezz'ora. Adesso ci sono buchi spaventosi nel servizio, che invogliano una volta di più a fare come faccio io: percorrere l'ultimo tratto in auto. Per guadagnare venti minuti di sonno al mattino e risparmiarsi venti minuti di inutile sosta la sera. F.
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