03 gennaio 2008

On verra quand on aura trente ans si on est d'venus des grands hommes

Era la quinta ginnasio. La prof. di Francese per un intero anno ci insegnò a parlare la lingua d'Oltralpe solo giocando con teatro, musica, vita di tutti i giorni. C'era una canzone che era stata il filo conduttore da ottobre a giugno. Oggi l'ho ritrovata su youtube. Mi ha fatto riflettere. Tanto. Sul tempo che passa, sul giro di boa dei trent'anni sempre più prossimo, su quante cose sono capitate negli ultimi mesi, su come qualcuno del tempo che fu abbia davvero fatto tanta strada, su come dei personaggi citati dalla canzone c'è un "Marcò" in cui allora avrei voluto identificarmi e nel quale, a tutt'oggi, direi tutto sommato di riconoscermi...

Dieci anni fa volevamo cambiare il mondo, forse. Sono passati dieci anni (anzi, quindici, per la verità... brrrr): qualcuno una sera mi ha detto che in realtà il mondo ha cambiato noi. Non è vero. Non è così. Siamo cresciuti, maturati, ci siamo misurati con l'università e il lavoro, ma anche con l'amore, le passioni, le delusioni, i successi, gli affetti, le vittorie, le cadute rovinose, la morte, la vita che nasce, le ansie del domani, i rimpianti del passato, i brividi delle amicizie che passano e la forza di quelle che restano, gli scandali del mondo e gli scrupoli di coscienza. Oggi qualcuno di noi accompagna dignitosamente le persone fino agli estremi confini dell'esistenza, qualcuno ha fatto perdere le proprie tracce, qualcuno è perennemente accanto a chi è in difficoltà, qualcuno vende abbigliamento, qualcuno calca le scene teatrali o cinematografiche, qualcuno muove capitali, qualcuno fa tradurre versioni, qualcuno è infermiere, qualcuno ha fatto fortuna, qualcuno manda avanti la casa, qualcuno ascolta i problemi degli altri, qualcuno ha fatto mille cose e continua a cambiare ogni giorno le sue prospettive, qualcuno scrive, qualcuno suona di qua e di là dall'oceano (anche in missione), qualcuno finge di essere quello che non è, qualcuno vende fiori, qualcuno reclama i diritti dei più deboli, qualcuno spinge una carrozzina, qualcuno rincorre un pallone, qualcuno rimette in piedi i fratturati, qualcuno fa correre treni, qualcuno parla le lingue, qualcuno guarda dentro agli altri, qualcuno crea nuove molecole, qualcuno spacca l'atomo, qualcuno indaga sui numeri primi, qualcuno ha saputo coniugare l'elettronica alla musica e alle belle lettere, qualcuno siede sulla poltrona del regista, qualcuno promuove lo sport...

Qualcuno non si è mai mosso dalla famiglia. Qualcuno invece è andato subito a vivere per conto proprio. Qualcuno ha lasciato l'Italia per sei mesi e a rate. Qualcuno è partito ormai da anni. Qualcuno è solo. Qualcuno ha una compagnia storica. Qualcuno la compagnia storica l'ha persa da poco. Qualcuno ha trovato per strada la metà della propria vita. Qualcuno si è scoperto diverso. Qualcuno è sempre stato freddino. Qualcuno ha sempre bruciato di passione. Qualcuno ha provato di tutto. Qualcuno rimpiange di non aver provato di tutto. Qualcuno ha smesso di fumare. Qualcuno ha cominciato a fumare. Qualcuno fuma da sempre. Qualcuno non ha mai fumato e mai fumerà. Qualcuno non beveva e adesso beve. Qualcuno si incanta ancora a guardare i fiocchi di neve che cadono. Qualcuno ha trovato un senso alla propria vita. Qualcuno l'ha perso.

Ma siamo sempre noi. E in un certo qual modo, il veglione di Capodanno lo ha confermato (anche se era impensabile fino a qualche tempo fa che intorno alla tavola si parlasse più inglese che italiano, ma va bene così). Il mondo è ancora nostro, bambinoni o no. La nostra adolescenza eterna si sta pian piano mutando in una consapevole maturità.

Zio Fra




Patrick Bruel
Place des Grands Hommes

On s'était dit rendez-vous dans dix ans
Même jour, même heure, mêmes pommes
On verra quand on aura trente ans
Sur les marches de la place des Grands Hommes

Le jour est venu et moi aussi
Mais j'veux pas être le premier.
Si on avait plus rien à s'dire et si et si...
J'fais des détours dans l'quartier.
C'est fou comme un crépuscule de printemps.
Rappelle le même crépuscule qu'y a dix ans,
Trottoirs usés par les regards baissés.
Qu'est-ce que j'ai fait d'ces années ?
J'ai pas flotté tranquille sur l'eau,
J'ai pas nagé le vent dans l'dos.
Dernière ligne droite, la rue Soufflot,
Combien s'ront là... 4, 3, 2, 1... 0 ?

{Refrain}

J'avais eu si souvent envie d'elle.
La belle Sév'rine me r'gardera-t-elle ?
Eric voulait explorer le subconscient.
Remonte-t-il à la surface de temps en temps ?
J'ai un peu peur de traverser l'miroir.
Si j'y allais pas... J'me s'rais trompé d'un soir.
D'vant une vitrine d'antiquités,
J'imagine les retrouvailles de l'amitié.
"T'as pas changé, qu'est-ce que tu d'viens ?
Tu t'es mariée, t'as trois gamins.
T'as réussi, tu fais médecin ?
Et toi Pascale, tu t'marres toujours pour rien ?"

{Refrain}

J'ai connu des marées hautes et des marées basses,
Comme vous, comme vous, comme vous.
J'ai rencontré des tempêtes et des bourrasques,
Comme vous, comme vous, comme vous.
Chaque amour morte à une nouvelle a fait place,
Et vous, et vous... et vous ?
Et toi Marco qui ambitionnait simplement d'être heureux dans la vie,
As-tu réussi ton pari ?
Et toi François, et toi Laurence, et toi Marion,
Et toi Gégé... et toi Bruno, et toi Evelyne ?

{Refrain}

Et bien c'est formidable les copains !
On s'est tout dit, on s'sert la main !
On ne peut pas mettre dix ans sur table
Comme on étale ses lettres au Scrabble.
Dans la vitrine je vois l'reflet
D'une lycéenne derrière moi.
Si elle part à gauche, je la suivrai.
Si c'est à droite... Attendez-moi !
Attendez-moi ! Attendez-moi ! Attendez-moi !

On s'était dit rendez-vous dans dix ans,
Même jour, même heure, mêmes pommes.
On verra quand on aura trente ans
Si on est d'venus des grands hommes...
Des grands hommes... des grands hommes...

Tiens, si on s'donnait rendez-vous dans dix ans... ?

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