24 luglio 2005

Quella cosa che chiamano lavoro

Dopo due mesi di contratto di prova sono stata quasi ufficialmente assunta come commessa-magazziniera dei Magazzini Montello-Parco commerciale Atlante-Roreto di Cherasco. Questo significa un tot di sicurezze più o meno economiche in più e un altro tot di stress da disoccupazione in meno.

Però dato che il cervello ce l'ho lì e pare brutto lasciarlo solo ad ammuffire mi sono trovata a pensare:"ma tu non dovevi fare il chimico?"
Cioè... c'hai anche una laurea in merito, mica bubbole...

Ecco.

E invece mi sono risposta che come in molti altri casi aveva ragione la mia mamma che mi ha sempre ripetuto, da terza media in poi "Studia! Che poi quando hai un pezzo di carta in mano quello ha valore sempre e se a quel punto ti va anche di fare la spazzina o la parrucchiera (con tutto il rispetto possibile e immaginabile per entrambe le classi lavorative) puoi anche farlo ma con beneficio di scelta".

In effetti in quasi 9 mesi di tempo da che mi sono laureata di lavori ne ho fatti alcuni e nessuno ha mai centrato un cavolfiore con ciò che mi sono consumata a studiare. Ma tant'è.

Volete sapere l'ultima?

Io in un negozio, con un miliardo di gente intorno, settemila richieste da esaudire e altrettante domande a cui rispondere ci sto proprio bene! Ma così bene che me ne frego fin un po' degli anni spesi per la laurea che mi ha insegnato a calcolare la geometria di una molecola e a sapere in che modo si esterifica un alcol. Insomma quelle cose me le ricorderò per sempre, e se me le dimenticherò avrò comunque per sempre i mezzi per poter riprendere in mano i miei libri e appunti e andare a ripescare come si comporta la tal sostanza in ambiente acido tamponato a pH 3 se ci metto insieme chissà cos'altro. Questo credo che sia il vero scopo della cultura: arrivare ad un punto in cui se una cosa ti interessa te la vai a cercare e te la studi per conto tuo. Punto e basta.Per l'incommensurabile piacere di saperlo.

Quindi che non mi vengano a sfondare le tasche con tre milioni di cretinate sul fatto che sono sprecata e che non mi devo far venire l'esaurimento nervoso aspettando o cercando la grande occasione...

SIGNORE E SIGNORI...IO SONO SODDISFATTA COSI'!

Il lavoro che faccio per gran sfiga mi piace e credo che a nessun altro debba interessare la mia personale realizzazione oltre che alla sottoscritta.

E poi vorrei comunque sottolineare che si lavora per vivere e non si vive per lavorare...

E per Grazia Divina la mia Vita è lontana alcuni anni luce dal mio beneamato lavoro.

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